Benefit per le/i prigionier*: solidali con alcun*, oppressori con altr*

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Riceviamo e pubblichiamo:

La repressione continua a scagliarsi contro ogni lotta e ogni azione diretta. Ora più che mai sentiamo il bisogno di rendere più coerente il nostro agire con il quale noi tutt* rispondiamo ad essa nei nostri spazi.

Con questo testo vogliamo esprimere il nostro rifiuto nei confronti di alcune pratiche in uso in molti benefit per prigionier* e indagat*.

Di seguito il testo in .pdf

Alcune individualità antispeciste – azione-antispecista@krutt.org

Benefit per le/i prigionier*: solidali con alcun*, oppressori con altr* (leggi)

 

 

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Ferito, cerca rifugio in un’ edicola.

Lucca, gennaio 2016

 

Era solo ed era  ferito. Cercava un po’ di aiuto  e un riparo ma ha trovato solo schiamazzi isterici,  divise che respingono  e neanche un briciolo di solidarietà.

La storia si ripete sempre uguale per chi è straniero.

 

Qui l’articolo

(Fonte: www.iltirreno.gelocal.it )

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Poni evaso

Rozzano (Mi), gennaio 2016

Facile pensare che sia stato rubato… e perché non dai rom, visto che abitano in zona? Come farsi scappare l’occasione per lanciare qualche seme razzista, escludente, intollerante? Fuggito in preda al panico per i botti… Sempre altri e altre ragioni, eccetto le sue.

QUI l’articolo (ilgiorno.it)

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Imprigionato, si lascia morire

Giappone, Okinawa Churaumi Aquarium, 2016

Questa l’estrema resistenza di uno squalo strappato al suo mondo e rinchiuso in un acquario: ha rifiutato il cibo e si è lasciato morire.

QUI la sua storia

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Phineas, il maialino ribelle.

Aprile 2014 -Stratford,Connecticut.

 

E’ stato chiamato Phineas il maialino recuperato dai vigili del fuoco sulla statale I-95 mentre vagava impaurito tra le macchine.

“E’  saltato giù da uno dei camion che percorrono quella strada verso il mattatoio e se l’è cavata con qualche escoriazione” ha dichiarato il veterinario che lo ha visitato trovandolo affetto da polmonite.

Il piccolino, come migliaia di suoi compagni, aveva solo due mesi e la corporatura “giusta” per essere ucciso secondo i dettami di un  infame circuito della morte, unico immaginario per gli animali considerati  “da reddito“.

Phineas, però, e’ stato accolto presso lo Stratford Rescue Center.

QUI l’evento facebook creato per Phineas

Qui l’articolo

(Fonte: www. connecticut.new12.com)

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Lugano, 16/1 – Giornata su liberazione animale e della terra

16gennaioanimalistaSabato 16 gennaio 2016

GIORNATA SU LIBERAZIONE ANIMALE E DELLA TERRA

Benefit per Sven e Natasha, attivistx per la liberazione animale che rischiano fino a 14 anni di carcere per aver preso parte alla campagna per chiudere Huntingdon Life Sciences, uno dei laboratori di vivisezione più grossi d’Europa.. Maggiori info su :

http://www.freesvenandnatasha.org/

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Lui era Sher Khan, la tigre pachistana. In morte di un leader resistente

Roma, dicembre 2009

Il 9 dicembre le agenzie stampa battono un comunicato: il freddo ha  ucciso un altro barbone, il corpo congelato è stato ritrovato su un marciapiede di Roma. Un homeless, un barbone come tanti, un pakistano, 52 anni, di nome  Mohammed. Quasi tutti si chiamano Mohammed  e alle spalle , quasi sempre, storie tutte uguali. Ma  Mohammed  Muzzafar Alì lo conoscevano in tanti, lui era un leader del movimento antirazzista, un capopopolo, un oppositore politico istruito. Era un ribelle nato, Sher Khan. Si batteva perché a chi era dovuto fuggire fossero riconosciuti i diritti che nei paesi di origine erano negati.  Aveva dato vita all’Uawa, Unione dei lavoratori asiatici: afgani, pachistani, bengalesi, indiani, cinesi, cingalesi. Aveva guidato la storica occupazione della Pantanella nel 1991, quando 3mila persone avevano alzato la testa per trovare un luogo dove  – appunto – non morire di freddo. Si era battuto contro lo schiavismo diffuso nelle nostre campagne, dove il ricatto della clandestinità costringe migranti di tutto il mondo a lavorare in condizioni di schiavitù e spesso a morire in cattività. In tanti lo seguivano, non sempre per benevolenza: a volte erano squadracce neofasciste che cercavano lui o quelli come lui. Aveva organizzato manifestazioni, scioperi della fame per denunciare la reclusione senza colpe  riservata  ai migranti. Aveva fatto da mediatore fra comunità in conflitto tra loro, e non si era lasciato assorbire dalle associazioni  “per gli stranieri” e dal loro modello  organizzativo quasi aziendale. La sua gente si fidava di lui, sapeva come sopravvivere  e aiutava la gente a sopravvivere. Una sera, ubriaco, aveva litigato  con l’addetta ad un botteghino della metropolitana. Non aveva il biglietto ma voleva salire lo stesso, probabilmente si erano strattonati, la controllora aveva chiamato la polizia che in questi casi corre: il fermo,  i verbali compilati con solerzia, la parolina ” palpeggiamento” che spunta tra un foglio e l’altro. Ne era uscito pulito ma non integro. Soffriva di cuore, beveva sempre di più, era tornato in strada. Lui, che aveva  partecipato a ogni corteo, lotta, occupazione di case, lui che una casa non l’avrebbe mai avuta e sarebbe morto di sconforto e di freddo su un marciapiede di Piazza Vittorio, era in attesa  del verdetto sulla domanda di asilo che aveva  presentato alla Commissione  territoriale romana. Del resto in Pakistan non poteva tornare, visti i suoi precedenti politici che lo avrebbero portato direttamente in un carcere, nei migliori dei casi.

Ci tornerà il suo cadavere  a  Dera Ghaji Khan, la città dove era nato, con  il permesso di soggiorno nuovo, ormai inutile.

( Fonte e citazioni da La frontiera addosso. Così si deportano i diritti umani di  Luca Rastello, Editori Laterza, Roma 2010, p. 9-10.

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Un’altra evasione dal circo

Sesto S. Giovanni (MI), 27 dicembre 2015

Aveva deciso di evadere. Ha percorso quasi due chilometri ma dopo un lungo e movimentato  inseguimento il canguro è stato ricondotto dietro le sbarre della gabbia.  Gli inseguitori e i  carcerieri  sorridono soddisfatti: l’ordine  è stato ricostituito.

Eccolo, insieme agli altri detenuti

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(Fonte: www.ilgiorno.it)

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Evaso trucidato

Germania, dicembre 2015

Fugge da un allevamento. Osa far irruzione sul palcoscenico umano.

Il VIDEO dell’agghiacciante esecuzione.

 

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Ferdinando, il primo toro che boicottò la corrida

La storia del toro Ferdinando è un libro scritto nel 1936  da Munro Leaf e illustrato da Robert Lawson. Tale libro venne bandito in Spagna e bruciato in segno di propaganda nella Germania nazista.

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“C’era una volta in Spagna ..un piccolo toro che si chiamava Ferdinando. Tutti gli altri piccoli tori, suoi compagni, correvano, saltavano e si prendevano a testate; ma non Ferdinando. Lui aveva il suo posticino prediletto sotto un albero di sughero, dove si accucciava tranquillamente all’ombra ad annusare i fiori. Con il passar degli anni Ferdinando crebbe e crebbe, finché divenne molto grosso e molto forte. Tutti gli altri tori volevano combattere nell’arena di Madrid , ma Ferdinando no; gli piaceva ancora star seduto sotto l’albero di sughero ad annusare i fiori. Un giorno cinque uomini andarono a scegliere i tori più grossi, veloci e feroci per la corrida.. Tutti i tori iniziarono a correre, a saltare e a prendersi a testate affinché li scegliessero. Ma non Ferdinando, sapeva che non l’avrebbero scelto e non gl’importava; così tornò a sedersi sotto il suo albero, ma inavvertitamente si sedette sopra un bombo: il toro cominciò a correre sbuffando e muggendo come impazzito; i cinque uomini lo videro e urlarono tutti di gioia, lo portarono via su di un carro per il combattimento dell’arena. Il combattimento di Ferdinando venne annunciato in grande stile: ci fu la parata, i banderilleros, i picadores,  poi arrivò il matador, e dagli spalti gli venne lanciato un mazzo di fiori. Arrivò il momento del toro, era Ferdinando, conosciuto come Ferdinando il feroce, e tutti avevano paura di lui. Ma quando Ferdinando vide quei fiorellini corse in mezzo all’arena; tutti pensavano che si sarebbe battuto ferocemente, ma quando arrivò nel mezzo dell’arena, si sedette tranquillo ad annusare i fiori. Tutti erano furiosi, ma il matador era il più furioso, fece di tutto per convincere Ferdinando a combattere, lo supplicò, ma lui se ne stava seduto ad annusare. Il matador era così infuriato che si mise a piangere perché non poté dimostrare la sua bravura. Così Ferdinando venne riportato a casa, e per quel che si sa, sta ancora là, tranquillo, sotto il suo prediletto albero di sughero, ad annusare i fiori”.

Due anni dopo la Walt Disney ne fece un film “Ferdinando il toro” diretto da Dick Rickard ma in Italia uscì nelle sale solo nel 1967

https://www.youtube.com/watch?v=hMTE47g_7a4

(Fonte: it.wikipedia.org)

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