” La libertà ha un prezzo”scrive il giornalista di turno.

Ci segnalano un articolo fresco di stampa e che riportiamo di seguito, sulla disperata fuga di un vitello avvenuta nei dintorni di Volterra. 

Colpisce in particolar modo il tono presuntuoso, paternalistico, di stampo coloniale e propagandistico, di chi scrive.

Il giornalista dà per scontate innanzitutto le “cure”, anzi, le “amorevoli “cure che “il padrone” riserverebbe agli animali della sua stalla e delle quali il vitello si sarebbe “un po’ stancato”, dimostrando così un’assoluta ignoranza e superficialità in termini di trattamento degli animali negli allevamenti, industriali o meno che siano (per inciso, crediamo sia plausibilmente da scartare l’ipotesi che i termini usati siano frutto di una qualche possibile e velata ironia, in quanto lo svelamento appare, diciamo così, davvero arduo); ritiene il salvataggio effettuato dai vigili del fuoco pari, addirittura ” degno”- scrive – a quello di un essere umano facendo leva proprio su quel addirittura sottinteso e più che mai significativo; spara a casaccio una conclusione svergognatamente moralista e ad effetto, sulla lezione degli umani che il vitello avrebbe dovuto imparare: “.. la libertà ha un prezzo. Sempre. Lui ha rischiato di pagarlo con la vita”.

A parte il fatto che a quel vitello la vita verrà sottratta brutalmente di lì a poco proprio da quel padrone che ha “tirato un sospiro di sollievo” per il suo recupero (vita sulla quale,  presi dall’urgenza di impartire lezioni, si sorvola agilmente), crediamo che gli animali  sappiano già quale sia il prezzo della libertà, perché ce l’hanno inscritta nel sangue della propria carne. Perché sono sfruttati, rinchiusi, incatenati, uccisi e, nonostante questo, nonostante la sproporzione di forze, continuano a scappare, ad evadere, a ribellarsi.

Questa è Resistenza Animale , quella che si farà beffe, un giorno, dei giornalisti supponenti che, per riempire le loro misere rubriche, tentano di disarticolare.

14 luglio 2017

(Fonte: www.iltirreno.gelocal.it)

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Evasione dal circo

Australia, 10 luglio 2017

Un cammello detenuto nel circo royale è riuscito ad evadere. Rincorso nel traffico dalla polizia, è stato fermato in un campo da golf.

Nell’articolo (theguardian.com) si ricordano le fughe di altri animali.

 

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In fuga dal mattatoio, con ostinazione

Pedaso (FM), 5 luglio

Sono riusciti a fermarlo solo sparandogli.

Articolo

(Fonte. www.corriereadratico.it)

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Total Liberation Gathering – Agripunk 28-30 luglio

Agripunk, Ambra (AR)

28-29-20 luglio 2017

 

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Complicità

Venerdì 30 giugno, nelle prime ore dell’alba, Kelly è fuggita dal luogo ove era reclusa e costretta ad esibirsi: il Baraboo Circus World. E’ stata avvistata in un giardino privato, ove si era fermata a rifocillarsi, e ricondotta nella sua prigione.

Il Baraboo Curcus World è una sorta di museo dedicato al circo con animali, fondato nel 1954 da un ex dipendente del Ringling Brothers Circus. Qui, accanto a tendoni e carrozzoni che raccontano la storia del più triste spettacolo al mondo, durante la stagione estiva vengono radunati domatori con il loro seguito di animali in catene “per meglio raccontare la storia del circo americano”.

Quest’anno, tra gli animali ci sono anche due elefantesse: Kelly e Isla, di quarant’anni.

Ed è stata Isla a permettere la fuga di Kelly.

Secondo quanto affermato dal direttore del circo, infatti, Isla ha divelto il chiavistello che teneva chiusa la porta della loro prigione. Dove è rimasta, mentre la sua compagna ha tentato invano di conquistare la libertà.

Ora, promette il direttore, terranno sotto controllo Isla, che ha dimostrato “di avere una cattiva influenza sulla sua amica”, e “prenderanno tutte le misure necessarie” per impedire che le due possano di nuovo tentare di spezzare le proprie catene.

 

Fonti:

http://host.madison.com/news/local/elephant-escapes-from-circus-world-in-baraboo-strolls-through-neighborhood/article_1ca8b3d6-cced-5211-b62f-079b269ffddc.html

http://www.circusworldbaraboo.org/explore/animals/

http://edition.cnn.com/2017/06/30/us/wisconsin-elephant-escape/index.html

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Purtroppo sono solo animali

Durante l’ultimo palio di Siena, Tornasol, un giovane cavallo (in principio i cronisti hanno scritto erroneamente di una cavalla) si è rifiutato di partecipare, di partire, di obbedire e assecondare gli ordini che gli imponevano di correre per il divertimento di migliaia di persone. L’ha detto in tutti i modi che non ci stava. Cavalcato dal più esperto, che con insistenza lo costringeva dalla sua posizione di enorme vantaggio, si divincolava, procedeva zigzagando, si muoveva di fianco rifiutando categoricamente di entrare tra i nastri di partenza. Passavano i minuti e poi anche le ore, ma non c’era nulla da fare. Palio bloccato per un’ora e mezza e telecronisti che raccontavano questa resistenza indomita suggerendo le più assurde frivolezze, frasi tipo “purtroppo sono animali…”. Eccezionalmente, è sceso in campo un addetto, l’uomo che meglio conosceva Tornasol, che gli dava da mangiare, che passava le giornate con lui. Ha allora tentato di tirarlo per il morso. Due uomini, uno sopra e uno sotto che non cedevano. A guardare con altri occhi la vedevi bene tutta quella “nobile tradizione”, tutto quelle arti e quei mestieri che caratterizzano millenni di dominio. Una prepotenza violenta, inaudita, terribilmente esplicita. Un uomo sopra il cavallo che tenta di dirigerlo manovrandolo con corde attaccate alla sua bocca e un altro a terra che lo tira mentre lui si divincola, suda, agita il collo, indietreggia, non vuole, resiste. E tutto questo per un’ora e mezza. Un’ora e mezza di accanimento e di prepotenza, ma anche di resistenza. Mentre migliaia e migliaia di persone rumoreggiano pretendendo il divertimento, mentre un pubblico ancora più vasto si gode lo spettacolo in televisione.
Tornasol  era madido, nervoso, impaurito, sfiancato e anche quando sono riusciti a portarlo davanti ai nastri, dopo qualche secondo, subito arretrava, se ne andava, prendeva la direzione contraria. Alla fine hanno chiamato il veterinario, il fantino è sceso e si sono dovuti rassegnare. Non ha voluto partecipare, non ha voluto seguire le loro regole, non ha voluto correre per divertirli e arricchirli.
E dopo? Una volta spenti i riflettori, che cosa gli succederà? Difficile conoscere il destino di chi si ribella, di chi resiste e si rifiuta. Non lo danno in televisione, non è parte dello spettacolo.

Troglodita Tribe per ResistenzaAnimale

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Due sulla strada

Trento, 24 giugno 2017

In fuga, con la complicità dell’alba.

Ricatturati, non senza difficoltà.

Articolo (Fonte: www.ladige.it)

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Si slega e evade

Teramo, maggio 2017

Abituata alla vita libera, era stata comprata e segregata in un allevamento. Lei non ha esitato a slegarsi e a saltare il recinto per evadere. Impossibile prenderla per chi ha cercato di ricatturarla.

Qui l’articolo (fonte: ilcentro.it)

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Pecora Ribelle

La fotografia di una pecora tra i grattacieli di Brescia 2 inizia a girare sui social il 6 giugno.
Ma già il giorno precedente era stata vista presso i cantieri dell’alta velocità.
Tra chi commenta la fotografia postata su Facebook c’è qualche persona che si preoccupa della sua sorte.
Così come c’è chi si propone di andarla a catturare e farne cuz.

Intanto lei, sola, vaga tra i palazzi e le auto in corsa.
Intorno un mondo ostile.
Nessun aiuto.
Nessun rifugio.

Noi lo abbiamo saputo troppo tardi. Quando era già stata catturata, il 7 giugno, dopo tre giorni di libertà e di disperato girovagare, e prontamente riconsegnata al suo “padrone”.
Sulla versione cartacea di un giornale locale viene scritto che la “pecorella” è stata catturata dopo tre giorni di “gita”. E che non voleva saperne di tornare all’ovile.
No, certo.
Non voleva saperne di ripiombare nella sua realtà distopica.
La sua non era una gita.
Era la fuga per la libertà e la salvezza.

Fonti:
https://www.facebook.com/groups/582283231897876/
http://www.bsnews.it/2017/06/06/foto-pecora-brescia2-grattacieli/
http://www.quibrescia.it/cms/2017/06/07/una-pecora-avvistata-in-zona-brescia-due/

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Un’altra rivolta siciliana

S.Teresa Riva, 31 maggio 2017

Ha cercato disperatamente di ribellarsi alla prigionia, prima in mare, poi di nuovo sulla spiaggia. Caricata anche da una ruspa, si era rifugiata nei pressi di un mercato e poi di un campeggio. L’hanno fermata solamente sparandole.

Come prima di lei Teresa e poi Scilla (solo per citare due casi noti), i moti siciliani per liberarsi dalla  ferocia e dal terrore, dagli stupri e dalle mattanze, non si fermano.Per la libertà dei popoli animali.

Qui la notizia

(Fonte: www.meridionenews.it)

 

 

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