5 tori in fuga

Tombolo (PD), 4 novembre 2017

La zootecnia è un braccio di ferro con la resistenza animale, non c’è spazio o strumento che non abbia unicamente lo scopo di contenerla. Cinque tori sono riusciti a evadere dalla stalla e a fuggire nella campagna circostante dove sono stati braccati. Il più ribelle è stato ucciso.

Qui l’articolo (padovaoggi.it)

 

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E il cinghiale ha attaccato il cacciatore, ferendolo a morte.

Greifswald, 4 dicembre 2017

Ogni anno, in Germania, vengono uccisi circa mezzo milione di cinghiali.

Qui articolo

(Fonte: www.theguardian.com )

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Due capre in galleria

Genova, 29 novembre 2017

Le parole usate dall’articolista sono “scappatella”, passeggiata, invasione stradale… ma le fughe degli animali, attraverso il rifiuto della contenzione e la riappropriazione delle strade,  influenzano e trasformano gli spazi e i luoghi perché destabilizzano, trasgrediscono  e oppongono resistenza agli ordinamenti umani.

Articolo  di www.genovatoday.it

 

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“Non si può restare neutrali”

Lurate Caccivio (CO) 27 novembre 2017

La “bella manza“, termine con cui viene descritta la mucca ribelle in un’altro articolo di giornale, ha tentato di fuggire poco prima di essere costretta ad entrare nel macello.

Ha cercato una via di scampo nella campagna lì intorno, travolgendo chi tentava  di fermarla e che ha riportato alcune ferite non gravi.  Poi è stata uccisa.

“Rifiutandosi di rimanere all’interno dei posti loro assegnati, i fuggitivi confermano l’urgenza di includere gli altri animali nelle lotte di liberazione. Infatti, quando si comprende che questi individui non sono particolarmente speciali, si può svolgere lo sguardo a quegli animali allevati che rimangono senza nome, con solo un numero, reclusi e inviati al macello ogni anno. Assumersi la responsabilità degli spazi che occupiamo e riconoscere la necessità di una solidarietà interspecifica ci porta in questa direzione. Perché, come ha compreso il compianto Haward Zinn,” non si può restare neutrali su un treno in movimento”…e non si può restare neutrali sulle navi, sui camion di trasporto, sui valichi di frontiera e negli altri luoghi di sofferenza dove gli esseri umani e gli altri animali  compiono azioni trasgressive” *

*Animali in rivolta, Sarat Colling

Articolo (Fonte: www.laprovinciadicomo.it)

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Mentre Parigi dorme, una tigre evade.

Parigi, 24 novembre 2015

Evade dal circo Bormann Moreno, che stava montando le tende nel centro di Parigi.

Il proprietario del circo, che ha rintracciato la tigre prima degli agenti, l’ha uccisa a fucilate. L’uomo è poi stato arrestato dagli agenti. ..probabilmente non per l’ammazzamento, ma per la mancata custodia.

Articolo

(Fonte: www.quotidiano.net)

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Un cavallo scappa da un maneggio, ma un auto ferma la sua fuga.

Busto Arsizio, VA , 22 novembre 2017

(Articolo di www.laprealpina.it)

 

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Oche in fuga

“Il Giorno”, 11 settembre 2017.

Una decina di oche invadono la strada e vengono poi disperse dall’autorità.

Non si sa da dove provenissero, ma probabilmente erano in fuga da un allevamento.

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Oca in fuga

“La Prealpina”, Busto Arsizio, 21 novembre 2017:

“Non sappiamo se fuggiva per non finire in padella o per un sogno di libertà”…

Che differenza c’è?

In ogni caso, quest’oca si è dileguata e, a quanto pare, non è stata ricatturata.

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Evasione di gruppo

Treviso, 17 novembre 2017

Cinque mucche sono riuscite ad evadere mandando in tilt il sistema della produzione della loro carne. È quindi immediatamente scattata un’operazione apocalittica per l’immediato ‘recupero’. Elicottero e mezzi a non finire sono stati impiegati per ripristinare un ordine molto difficile da ristabilire perché le ribelli erano ben decise a resistere. Così, per fermare la loro corsa libera, quattro di loro sono state freddate, un’altra ricatturata.

QUI la notizia

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Ribelle in attesa di condanna.

Segni, provincia di Roma, 31 marzo 2017

In un allevamento come tanti, un allevatore muore di malattia e lascia l’allevamento al figlio e ad un operaio.
In un allevamento come tanti ogni giorno questo addetto svolge le sue mansioni: pulisce, lava, distribuisce il cibo, controlla gli abbeveratoi, munge le mucche con le mammelle doloranti perché non hanno un cucciolo che beva il loro latte, aiuta le mucche a partorire e a essere ingravidate.
In un allevamento come tanti c’è un toro, probabilmente da monta, quindi un toro che ogni tot viene “spremuto” del suo seme da un veterinario assistito dall’operaio.

Un giorno, in questo allevamento qualsiasi, questo toro si ribella.
Rompe le catene, sfascia la staccionata, sfonda il cancello e travolge l’operaio che forse era lì per prepararlo all’ennesima masturbazione oppure semplicemente per mettergli un po’ di mangime. Qualunque cosa stesse facendo in quel momento, era nel posto sbagliato al momento sbagliato.

Il toro lo travolge, lo sbatte in terra, esce dalla sua prigione calpestandolo… ma non riesce a fuggire dalla stalla.
L’operaio finisce in ospedale in prognosi riservata, è grave. Ora di lui nessuno sa nulla.
Il toro è stato posto sotto sequestro per le indagini. Di lui sappiamo che è ancora prigioniero.

Il figlio dell’allevatore, con la morte del padre prima e questo incidente poi, decide di chiudere l’allevamento mandando tutti i capi macellabili al macello e vendendo, si presume, le mucche. Chiede il dissequestro del toro perché vuole mandare al macello anche lui. Come spesso accade qualcuno si muove e viene chiesto che il toro invece che riaffidato all’allevamento venga affidato ad un’associazione, ad un rifugio per animali “da reddito”.
Chi si preoccupa di farlo è un’assistente del Giudice, il giudice acconsente.
Viene disposto il dissequestro del toro e l’affido all’associazione.
Dalle asl di entrambi i paesi viene però bloccato tutto. Dalla asl di partenza perché il toro è considerato pericoloso, dalla asl di arrivo perché, avendo i colleghi detto che il toro è cattivo, richiedono che la struttura che lo accoglierebbe abbia un recinto particolare… idoneo a contenere un animale pericoloso come un bisonte, ad esempio.
Essendo un affido da parte del tribunale, non da un privato né da un’associazione, bisogna soddisfare le richieste del Ministero perché in questo caso solo il ministero può decidere se puoi prenderti cura di lui oppure no.
In questo caso stanno dicendo tutti di no.
L’allevamento sta chiudendo i battenti, tutti i suoi carcerati sono in attesa del giudizio finale che è morte o continui parti senza figli da accudire.

Uno di questi carcerati invece è lì, ancora lì (dopo quasi otto mesi!) ..  avrebbe la salvezza a portata di mano, ma  gli viene negata da un permesso del Ministero.
Tutto ciò è emblematico.
Un individuo che si ribella reagisce alla violenza e prova in tutti i modi a liberarsi, anche con la forza.
Questo atto viene  sempre considerato un’anomalia del/dal sistema, un residuo pericoloso di schegge di resistenza. In quanto pericoloso, l’individuo è destinato alla reclusione a vita oppure condannato a morte.
Nessuna via di mezzo.
Nessuna empatia.
Nessun riconoscimento di quello che questo individuo cerca di comunicarci.

In questo sistema che strozza e soffoca ogni atto di ribellione, nessun rispetto nemmeno per chi ha tentato di aprire una breccia.
Questo è quello che accade quando si scende ad accordi con le istituzioni.

In un contesto di liberazione totale, di fronte ad uno stato in quanto organo gerarchico di oppressione, di comando e di repressione, ci si può affidare alle istituzioni e fidarsi delle istituzioni che decidono chi vive e chi muore, che decidono chi può essere liberato e chi deve marcire in prigione?
Non specifico nemmeno di quale ministero stiamo parlando perché tanto è uguale, parliamo dello stato.

15/11/2017

Agripunk

Articolo (www. romatoday.it)

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