di Collettivo Resistenza Animale
Testo scritto per il blog CripHumAnimal – [leggi la versione inglese / read English version]
Da qualche anno, nell’ambito dell’attivismo antispecista e dei critical animal studies, si parla della resistenza animale. Contestando le retoriche paternaliste in stile “we are the voice of the voiceless”, molto diffuse fra i difensori dei diritti animali, alcuni gruppi e autori sottolineano che i nonumani si ribellano quotidianamente allo sfruttamento: evadono dagli allevamenti, dagli zoo e dai laboratori, fuggono dai camion diretti al mattatoio, aggrediscono i domatori nei circhi, si rifiutano di collaborare, si lasciano morire in tutti i luoghi di prigionia. Il collettivo Resistenza Animale, in Italia, documenta da anni queste ribellioni e cerca di favorire la solidarietà, accanto a una visione dell’attivismo in cui gli umani non siano più gli eroici salvatori degli altri animali, ma compagni di lotta posizionati al loro fianco.
“Rubare il tempo è una follia”, di Luigia Marturano.
[Disegno in bianco e nero con sfumature di grigio raffigurante una persona distesa nel letto, legata con una camicia di forza; intorno, una decina di cani sono legati con delle corde al letto e cercano di staccarsi]
Non è un caso, probabilmente, che questo nuovo approccio alla liberazione animale abbia destato interesse nel movimento antipsichiatrico, favorendo dei
momenti di dibattito sull’intersezione fra le due lotte. In particolare, Giuseppe Bucalo, attivista e autore che ha creato, in Sicilia, reti di sostegno ai “matti” libere dall’interferenza delle istituzioni e del sapere psichiatrico, ha espresso una forte affinità con la resistenza animale. Secondo Bucalo, vi sono molte analogie fra il controllo che la società opera nei confronti dei modi di pensare non incasellabili nella razionalità standard e il controllo dei nonumani che provano a disattendere il ruolo che è stato loro assegnato dalla nostra società. Lo stupore, l’ansia e la violenza repressiva suscitate dai cosiddetti “malati di mente” e dagli animali fuggitivi nello spazio pubblico, per esempio, sono molto simili. Il testo di Sarat Colling
“Animal without Borders” mostra come fino a poco tempo fa – e talvolta ancora oggi – gli animali in fuga siano descritti dai giornali come “impazziti” come “matti”.
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