In molti casi, l’oppressione degli animali non è riconosciuta minimamente, anzi è invisibilizzata con estrema facilità. Talvolta, sono i tentativi che gli animali mettono in atto per sottrarvisi a portarla alla luce.
Qualche giorno fa, un cavallo è fuggito da una scuderia di Philadelphia (U.S.A.), ed è finito sui telegiornali perché ha imboccato una grande autostrada, la Interstate 95 o Freeway, seminando il panico. La sua fuga è però finita con la ricattura e la riconsegna alle scuderie del Fletcher Street Urban Riding Club.
Gli articoli che riportano l’avvenimento, come quello di CBS News, sottolineano come questa scuderia sia un importante simbolo di integrazione razziale, cui è stato dedicato persino un film netflix nel 2020. Intorno all'”equitazione nera” si sarebbe costruita una storia di orgoglio della comunità afrodiscendente, di equitazione urbana e mantenimento di una tradizione a rischio sotto la spinta della modernità. Ma anche un intreccio fra cavalli ed esseri umani. La nota stonata, come ha mostrato questo cavallo (che prima delle fuga, significativamente, non aveva neppure un nome proprio), è costituita dal fatto che questo “intreccio”, questa storia di emancipazione, gli animali non l’hanno scelta, anzi l’hanno subita, e quando possono cercano di evadere.