Ri-prendersi gli spazi

Sembra incredibile a vedersi, eppure, durante la distopia reale che stiamo vivendo – l’emergenza coronavirus – sta accadendo… e in maniera velocissima. Il virus spinge indietro gli umani… e gli animali ritornano in quel mondo antropizzato ed escludente che ora si è fatto “vuoto”. E se lo riprendono!

QUI il video del ritorno dei pesci nelle acque limpide dei canali veneziani

 

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E adesso fermiamoci a riflettere… meglio tardi che mai!

Ōkunoshima, Giappone – L'”isola dei conigli”

Questo venerdì è stata effettuata una cattura di conigli nella zona di Bovisio Masciago. I conigli erano una ventina, figli di una coppia di conigli di un industriale della zona, nati e cresciuti per la maggior parte in una situazione di semi libertà. Dal cancello dell’industria, infatti, i conigli entravano e uscivano liberamente da lungo tempo, attraversavano la strada e passavano gran parte del loro tempo al parchetto antistante il giardino. La scorsa settimana uno dei conigli era purtroppo rimasto investito e ucciso sulla strada che divide il giardino dal parchetto e gli animalisti si sono attivati per catturare i conigli, e contemporaneamente il proprietario (il quale ha ricevuto una sanzione per la cattiva gestione degli animali seguite da continue pressione da parte delle istituzioni) ha chiesto l aiuto degli animalisti per metterli in un recinto chiuso all’interno del giardino dell’industria. La cosa è stata fatta con grande fretta, motivata dalla convinzione di agire nell’emergenza. Ma l’emergenza qual era? Qualcuno diceva che altrimenti il proprietario per non prendere una multa avrebbe avvelenato (o bastonato, chissà perché) i poveri conigli, qualcun altro sosteneva che avrebbero potuto esserci altri investimenti, c’era chi diceva che costituivano un pericolo per il traffico e chi aveva sentito dire che venivano presi a sassate, rincorsi da pitbull sguinzagliati apposta contro di loro, e persino chi diceva che qualcuno avrebbe potuto appostarsi al parchetto dei bambini, sotto ai condomini e in pieno centro, con delle gabbie trappola per catturarli e poi mangiarli.
Nel frattempo la gente del posto sembrava ottimamente disposta nei confronti della piccola colonia, tanto che i conigli avevano imparato a prendere il cibo dalle mani perché imboccati dai passanti e dai bambini.

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Quattordici animali tra polletti e galline, volano via dal camion.

Arezzo, gennaio 2020

Testimonianza di Susi di Ippoasi, il rifugio  che ha accolto prima tre e poi altri due dei  quattordici animali trovati sulla strada. Una persona  aveva allertato delle attiviste e segnalato la presenza degli animali mentre il  camion era fermo  e l’autista stava sistemando dei teli.

“Si tratta di  animali enormi, goffi, che si muovono a malapena. Io li trovo, in ogni caso, individui resistenti: si approcciano per la prima volta alla vita, in un corpo che riescono a fatica a gestire, gioiosamente caparbi, zampettando curiosi nelle pozzanghere che si formano per la pioggerella di questi giorni. All’inizio erano spaesati, ovviamente ridotti malaccio, stavano sempre appiccicati, ma questa sera uno di loro ha scelto di andare a dormire nella casina insieme con un’anatra e un altro anziano polletto. Sono piccole grandi cose che noto e che mi riempiono il cuore.
Altre due sono arrivate pochi giorni fa, perché prima erano state portate dal veterinario viste le gravi condizioni, e sono praticamente paralizzate.”

Dei quattordici individui volati dal camion non tutti sopravvivono.
Una delle due attiviste racconta: «Uno è stato investito ed è morto sulla strada e un altro è morto poche ore dopo il nostro soccorso sul prato della casa di Sara, dove quel giorno tutti hanno visto l’erba per la prima volta nella loro vita e hanno sentito il calore del sole».

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Se è vero il detto che non c’è due senza tre …

Foresta delle Landes, Lesperon (Landes- FR), 25 gennaio 2020.

Un cervo attacca un cacciatore nella foresta di Landes durante una battuta di caccia. Lo ferisce in faccia, sfigurandolo, e sulla spalla: 50 punti di sutura. Ma il tipo, attaccato un mese fa dai cinghiali, non intende rinunciare alla sua grande passione. Ha commentato semplicemente: “Non e’ la mia annata. Un mese fa, sono stato caricato anche da due cinghiali. Il primo è passato tra le mie gambe ma il secondo mi ha caricato e  ferito il torace. Questa volta ero a fianco del cervo quando mi ha attaccato per poi scappare via.”

Forse il cacciatore dovrebbe proprio dimenticarsi del suo fucile se è vero che non c’è due senza tre! Anche perchè la prossima, magari, potrebbe essergli fatale.

QUI l’articolo.

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Un cervo attacca e uccide il cacciatore che gli aveva sparato.

Arkansas, ottobre 2019.

“Per quanto poco frequente, può capitare che un animale normalmente poco aggressivo verso l’uomo reagisca colpendo a morte chiunque gli si avvicini, soprattutto in un momento di dolore e sofferenza” si scrive nell’articolo.

Ebbene sì, può capitare eccome che si possa attaccare e colpire a morte chi ci si avvicina sparando. Sempre ingenui e burloni questi/e giornalisti/e.

Il cervo attacca e uccide il cacciatore che gli aveva sparato

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Per fermarla sono entrate in azione le teste di cuoio austriache.

Austria, 13 dicembre 2019.

Non ne ha voluto sapere di salire sul camion con destinazione macello ed è scappata via. Alla caccia alla mucca si sono uniti anche uomini dell’Einsatzkommando Cobra, le teste di cuoio della Polizia austriaca che in quel momento operavano nella regione. Ha cercato di alzarsi persino dopo 5 colpi di pistola.  Un ufficiale ha quindi sparato altri due colpi a distanza ravvicinata.

www.krone.at/2060542

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Dalla parte del toro

Pamplona, 14 novembre 2019.

Parafrasando il titolo dell’articolo di www.tg24-ore.com :

Toro incorna torero alla corrida, ucciso immediatamente nell’arena: trementina sulle zampe, vaselina negli occhi, stoppia nelle narici e nella gola, un arpioncino conficcato al garrese, stato di soffocamento e vomito, dissanguamento prolungato, ferite  multiple sui muscoli del collo e ferita profonda tra le scapole che ha raggiunto gli organi vitali. 

Notizia e video  www.tg24-ore.com

https://www.tg24-ore.com/2019/11/14/torero-incornato-alla-corrida-ricoverato-gravissimo-in-ospedale-costole-e-vertebre-fratturate-lesioni-epatiche-e-un-enfisema-sottocutaneo/

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Siamo tutt* Meteor!

Avevamo già scritto di Meteor, lo yak imprendibile in fuga dal mattatoio.

Imprendibile…come una stella.

Il 27 settembre scorso Meteor è stato investito da un’auto.

Un pensiero- ricordo di

Siamo tutti Meteor: riflessioni sulla nostra connessione emotiva con gli animali”

Lo yak, grande, peloso e cornuto ma “carino”

“Il 22 ottobre il Washington Post ha pubblicato una storia di 2.000 parole su Meteor, lo yak. Il pezzo era essenzialmente un sentito necrologio, di quelli di solito riservati a star del cinema, eroi di guerra e pionieri dell’arte, della scienza e dell’industria. Un pezzo che definirei esagerato. Ma non è esattamente quello che provo per questo annuncio funebre così dettagliato.

Sono ciò che a volte viene chiamato “un tipo da animali”. Ho un’affinità per tutte le cose pelose e a quattro zampe, piumate e con becco, e persino inquietanti e striscianti, con la notevole eccezione degli insetti puzzolenti. Odio gli insetti puzzolenti. Ma ho adorato Meteor — o meglio, ho adorato la sua storia e ciò che ha simboleggiato. Era provocatorio, eroico, furbo e perfino carino, se quella parola potesse essere applicata a una bestia irsuta da 600 libbre con grandi corna.

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Finalmente una corsa vera

Bari, 31 ottobre 2019

Un cavallo “da corsa” ha disarcionato il fantino ed è corso via… finché ha potuto.

Sfugge al fantino, cavallo imbizzarrito verso la città. Fermato dalla Polizia Locale

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Un orso si ribella durante lo spettacolo. Storia di una dignità rubata

Karelia-Russia, 24 ottobre 2019

Per molto tempo il re degli animali del mondo occidentale non fu il leone, ma l’orso. Fu oggetto di timore e venerazione da parte degli uomini che lo riconobbero come un parente o un antenato a cui dedicare culti diversi.  Tanto potere e  fascino non poterono che scontrarsi con i timori e gli anatemi della chiesa.

“Una delle strategie usate dalla Chiesa per detronizzare l’orso fu quella di fargli perdere simbolicamente forza e superbia, presentandolo come un animale di cui l’uomo  non doveva aver paura e che poteva essere facilmente sconfitto. Non da qualsiasi uomo, è ovvio, non dai re, nè dai guerrieri o dai semplici cacciatori, bensì dall’uomo esemplare, l”uomo di Dio”, il modello perfetto della vita cristiana: il santo”. (p. 109)

“A partire dall’inizio del Duecento la regalità dell’orso era scomparsa. La belva non fu umiliata soltanto nelle agiografie della Chiesa, nelle favole e nei raccoti di animali, ma anche in altri testi letterari, nei proverbi, nelle immagini e anche nella vita quotidiana. Era ormai possibile vedere l’orso sulle piazze delle fiere e dei mercati, incatenato, il muso serrato da una museruola, mentre danzava o compiva qualche misera acrobazia, al seguito dei giullari e degli ammaestratori di animali, cui obbediva come una sorte di buffone triste e rassegnato. Il collare  e  la catena  non gli permettevano di fuggire, la museruola gli impediva di mordere, i cani non avevano più paura di lui e persino i bambini potevano andargli davanti per sfidarlo, toccarlo, ridere di lui … “(pagg.206-207)

“Sotto i tendoni dei grandi circhi itineranti gli orsi fecero la loro comparsa nella seconda metà del 1800. Orsi bruni ma anche orsi bianchi e orsi dal collare provenienti dall’Himalaya. Le belve feroci danzavano, facevano esercizi di giocoleria, stavano in equilibrio su una trave o una sfera, andavano in bicicletta o sull’altalena, fingevano di fare la boxe o di suonare la fisarmonica”(pag. 299)

“L’orso non è un animale come gli altri e l’orso di peluche di fine ottocento/inizio novecento, in tutte le sue varie reincarnazioni, è diverso da qualunque altro giocattolo. L’orso di peluche è il primo  oggetto che il bambino domina completamente, di cui può fare quello che vuole, portarlo dove gli pare, a scuola, all’ospedale, in vacanza. Può persino torturarlo o distruggerlo senza doverne rendere conto a nessuno (…) Di fatto gli uomini e gli orsi  sono sempre stati inseparabili e lo sono rimasti fino ad oggi. Al punto che, quando  nel luglio del 1969 Neil Amstrong e i suoi due compagni partirono alla volta della luna, erano accompagnati da un orso di peluche. (pagg. 307-308).

da L’orso. Storia di un re decaduto di Michel Pastoureau.

 

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