Fuga per la sconfitta

Ripubblichiamo uno dei primi post in lingua italiana sulla resistenza animale, una testimonianza e una serie di riflessioni di Barbara X, pubblicate originariamente sul sito dongiorgio.it nel maggio 2011

Barbara X

Fuga per la sconfittafoto del volto di una mucca bianca (Teresa) in mezzo all'acqua

“Quasi nessun umano ha pietà per noi, nessuno ha empatia, nessun umano ha la minima comprensione per la nostra sorte, nessuno sente le nostre grida di terrore e dolore. E i pochi umani che hanno compiuto scelte etiche e di coscienza nei nostri confronti, vengono spesso derisi. E’ per questo che, disperata, ho abbandonato le mie compagne di sventura e ho tentato di fuggire dal mio destino. Non è vero che non senti nulla quando ti stordiscono, non è vero che non senti la sega mentre ti smembra pezzo a pezzo… Le ho viste con i miei occhi quelle già appese al gancio, a un passo dalla morte, dibattersi in un ultimo debole sussulto di dolore…”

Pochi giorni fa molti siti di informazione hanno battuto la notizia di una mucca fuggita da un allevamento, una mucca che, se gli animali potessero esprimersi come noi umani, molto probabilmente avrebbe pronunciato le parole con cui ho voluto aprire questo articolo. Ecco la notizia, trattata naturalmente con la penosa ironia che si conviene a fatti come questi (Blitzquotidiano.it):

“Placida, imperturbabile, una mucca siciliana ha sfidato Scilla e Cariddi: voleva attraversare lo Stretto, diretta probabilmente in Calabria. E’ stata salvata in mare a un miglio dalle coste siciliane mentre nuotava. L’operazione è stata compiuta dalla Guardia Costiera e dai vigili del fuoco di Letojanni.
La vacca bianca, di razza romagnola, era fuggita da qualche giorno da una mandria di Castiglione di Sicilia, sulle pendici dell’Etna. L’animale ha lasciato i pascoli familiari del vulcano attraverso sentieri non battuti. Ha percorso il letto disseccato del fiume Agrò, ha fatto tappa a Santa Teresa Riva prima di raggiungere la marina.
Qui, forse, avrà indugiato un momento e saggiato la temperatura dell’acqua. Quindi si è tuffata, incurante delle onde, decisa ad andare avanti a ogni costo. L’allarme è arrivato presto e un gommone è stato attrezzato per un’operazione mai compiuta prima: la mucca è stata presa in alto mare per le corna grazie a una robusta fune e riportata a riva.
Contenta del salvataggio? Non si direbbe: il solitamente tranquillo quadrupede non l’ha presa bene, qualcuno ha disturbato i suoi piani. Quindi la sua furia è esplosa: ha dispensato cornate un po’ a tutti. In primis ai soccorritori, stupiti dalla sua mancanza di riconoscenza, poi qualche colpo ben assestato ai tanti curiosi convenuti e che si saranno pentiti di non essersi fatti gli affari loro.”

Questa notizia mi serve come premessa per parlare un po’ della Settimana Mondiale per l’Abolizione della Carne (21-28 maggio) e anche per fare dei parallelismi.
Intanto mi è venuta in mente la vicenda di qualche anno fa di un condannato a morte umano.
Questo infelice, a pochi giorni dall’esecuzione, riuscì a trovare il modo per evadere dal carcere; ma il suo piano fallì miseramente e la sua fuga venne stroncata sul nascere; in questo tentativo di evasione egli rimase gravemente ferito, ma le autorità carcerarie non si persero d’animo; posticiparono di qualche tempo l’esecuzione, fecero in modo che venisse curato e, una volta guarito, lo misero a morte: e così la legge poté fare il suo corso.
Non è terribile?
Tornando agli animali, più di una volta in vita mia ho pronunciato queste parole:
“Forse io sento così forte l’impegno animalista, perché questa società tratta me –persona trans- esattamente come tratta gli animali: dileggio da una parte e incomprensione dall’altra.”
La stragrande maggioranza degli esseri umani che non si pongono certi problemi di natura etica e seguitano a contribuire al martirio industrializzato degli animali cosiddetti da reddito (definizione orribile), hanno delle convinzioni ben radicate e tutte sbagliate.
Prima di tutto essi considerano quegli animali come delle cose: il che, come è stato scientificamente provato, non è vero.
Gli animali (al mattatoio come in uno squallido laboratorio dove si pratica la vivisezione) temono la morte, provano paura e dolore fisico, desiderano la libertà e la vita.
Sono esseri senzienti che non vogliono morire per soddisfare un capriccio umano, un capriccio al quale io ho rinunciato da ventitré anni, con grande facilità e guadagnandone in salute.
Già, io… Io e il mio percorso.
Quante cose orribilmente sbagliate anche qui!
Ne citerò solo alcune, magari neanche le più importanti, ma giusto per farvi comprendere quanto e come siano accomunati fra loro i destini di chi è considerato socialmente debole.
L’animale non prova sentimenti, la vita della trans si svolge fra strada, cocaina e discoteca.
Quando la trans esce la sera, va a prostituirsi: punto e basta. Non può andare alla presentazione di un libro o alla riunione della Rete Antifascista: ma stiamo scherzando?
E via di questo passo, fra derisioni e umiliazioni, di luogo comune in luogo comune, di risata in risata, laddove non v’è proprio nulla da ridere…

“E’ un dramma, e la società ne ride… E’ quanto di più orribile e grottesco abbia mai sperimentato in vita mia. Sì, dovrei essere contenta, ma mi rendo conto che per il sistema è qualcosa d’inaccettabile. Avverto tanta ostile derisione intorno a me che quasi… Insomma, ho paura, sono spaventata: che ne sarà di me?”

“Il grottesco è l’anima del dramma,” diceva il grande Hugo.
“Speriamo che la salvino quella vacca: così poi ci facciamo una bella bistecca,” hanno detto e scritto tante testine maledette in questi giorni.
“Don Giorgio è un prete poco raccomandabile, perché dà spazio nel suo sito a Barbara X,” hanno scritto tanti poveri idioti da queste parti del web.
Ma nessuno qui ha voglia di arrendersi dinanzi a certe tenebre.
Come dicevo in precedenza, dal 21 al 28 maggio vi sarà la Settimana Mondiale per L’Abolizione della Carne: un’utopia per molti, una base di partenza per pochi, una base di partenza da cui cominciare ad estirpare una ad una tutte le violenze e le ingiustizie che affliggono anche gli umani.

“Poiché la produzione di carne implica l’uccisione degli animali che vengono mangiati, poiché molti di loro soffrono a causa delle condizioni in cui vivono e in cui vengono messi a morte, poiché il consumo di carne non è una necessità, poiché gli esseri sensibili non devono essere maltrattati o uccisi senza necessità,
l’allevamento, la pesca e la caccia di animali per la loro carne, così come la vendita e la consumazione di carne animale, devono essere aboliti.”

E ancora:
“E’ IMPENSABILE PARLARE DI PACE, LOTTARE PER L’AMBIENTE, BATTERSI PER IL BENESSERE DEL PROSSIMO O SENTIRSI BUONI A NATALE SE SI CONTRIBUISCE ALL’OLOCAUSTO QUOTIDIANO DI MILIONI DI ANIMALI NEI MATTATOI.
E’ ANCHE DA QUESTA MACROSCOPICA CONTRADDIZIONE CHE SI CAPISCE PERCHE’ LE COSE CONTINUINO AD ANDARE NELLA DIREZIONE SBAGLIATA: “QUANDO AVRANNO TERMINE LE VIOLENZE DELL’UOMO SUGLI ANIMALI, FINIRANNO PURE QUELLE DELL’UOMO SULL’UOMO.”
LE SCELTE DI CIASCUNO SI RISPETTANO SOLO SE NON IMPLICANO LA DISTRUZIONE DI ALTRE VITE.
NELLA DIETA A BASE DI PEZZI DI ANIMALI MORTI (CIOE’ DI CARNE) NON C’E’ UN SOLO ASPETTO POSITIVO, NEMMENO INFINITESIMALE: E’ ETICAMENTE INACCETTABILE E CRUDELE, DANNOSA PER LA SALUTE, DISASTROSA PER L’AMBIENTE.” (CAB, Collettivo Antispecista Brescia)

24 maggio 2011

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