1549, la prima volta nella storia che si racconta di Resistenza Animale?

 

Che sia stata questa la prima volta  che si sia usata letteralmente l’espressione “resistenza animale”?

“Le bestie – che Dio mi aiuti! – a patto che gli uomini non facciano troppo i sordi, gridano loro: “Viva la libertà!”. Quante ne muoiono appena vengono catturate: come il pesce saluta la vita insieme all’acqua, così altre bestie salutano la luce del giorno e non vogliono sopravvivere per nessun motivo alla perdita della loro naturale indipendenza. Se gli animali mai conoscessero le distinzioni gerarchiche, eleggerebbero tra queste la propria nobiltà. Gli altri, dai più grandi ai più piccoli, quando li si cattura offrono una tale resistenza con le unghie, le corna, il becco e le zampe da dichiarare a sufficienza quanto abbiano caro quel che stanno per perdere; e, una volta presi, danno segni così evidenti di quanto siano consapevoli di essere infelici che si vede benissimo come, da quel momento in poi, il loro sia più un languire che un vivere, un mantenersi in vita più per piangere il bene perduto che per compiacersi della servitù. Cos’altro vorrà infatti mai dire l’elefante che, difesosi allo stremo, non scorgendo più vie di fuga, sul punto d’essere catturato, serra le mascelle e fracassa le sue zanne contro gli alberi, se non che il grande desiderio di restare libero, così com’è, gli infonde coraggio e gli suggerisce di trattare con i cacciatori per vedere, se al prezzo delle zanne, potrà scamparla, se gli riuscirà cioè di barattare il suo avorio e pagare questo riscatto per la sua libertà?”

Il brano è tratto da ” Discorso della servitù volontaria” di Étienne de la Boétie, trad. it. di E. Donaggio, Feltrinelli, Milano 2014, pp. 39-40.

Étienne de la Boétie: 1530-1563.

 

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