La gabbia che tiene fuori

Melilla e Ceuta, enclaves spagnole in Marocco. A migliaia vorrebbero entrare. Per disperazione, fame, guerra… ma potrebbe anche essere solo perché lo desiderano.

Qui un articolo (cronacheinternazionali.com)

“Lo sbarramento consiste in una serie di barriere parallele di circa 7 metri d’altezza con un’illuminazione ad alta intensità, strumenti agli infrarossi che permettono la visione notturna, posti di vigilanza, filo spinato,  videocamere a circuito chiuso, camminamenti che permettono il passaggio di veicoli per la sicurezza e cavi posizionati sul terreno collegati a dei sensori elettronici acustici e visivi. Insomma una vera e propria fortezza. Come se non bastasse, nel novembre del 2013, dopo che la città di Melilla era stata presa d’assalto da un migliaio di migranti, di cui alcune centinaia erano riuscite ad oltrepassare le transenne, sono state aggiunte le “cuchillas”, il filo spinato a lame di rasoio sulla sommità delle barriere…”

(foto dal web)

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Evasioni e latitanze del toro di Tiana e compagne

Barcellona, 2013

Si descrive un estenuante braccio di ferro con lui, un toro irriducibile che aveva inequivocabilmente scelto di vivere nei boschi. Solo di sfuggita però si accenna alla parte femminile della vicenda…

QUI la storia

fonti: elperiodico.comspaghettibcn.com

toro

 

 

 

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Pugno di ferro in guanto di velluto – di migranti e sgomberi alle frontiere

guanti“In faccia, sul collo, sulla nuca. Le mani delle forze dell’ordine si sono date da fare sugli accampati di Ventimiglia durante il blitz dello sgombero di questa mattina. E i loro volti stanchi e impauriti sono un contrasto ancora più violento”.

Così Repubblica.it commenta le immagini dello sgombero dei migranti a Ventimiglia.

Le mani in faccia a persone stremate, colpevoli soltanto di voler circolare liberamente, in cerca di una sorte migliore delle guerre, delle torture, della fame, sono di per sè un segnale chiaro di come il potere, oggi, in Italia e altrove, consideri i corpi: oggetti da regolamentare, da spostare, da rinchiudere.

Eppure, noi, di mani non ne abbiamo viste. Le abbiamo immaginate: dure, rapide, forse sudate. Ma, appunto, le abbiamo immaginate, perchè abbiamo visto solo guanti. Guanti neri, per “proteggere” fino all’ultimo la nostra pace sociale dalle mille contaminazioni, dalle mille scabbie evocate dai vari salvini. Guanti morbidi, per ricordare che non siamo in dittatura, e la repressione è sempre attutita. Guanti per pulire, in fondo, le frontiere, quei luoghi in cui si coagula l’ansia, in cui si esprime la resistenza di queste persone, in cui potrebbe anche crescere la solidarietà, come è accaduto quando i/le migranti sono stat* assaliti da un gruppo di fascisti, trovando la reazione di alcune persone che hanno scelto di stare dalla parte di chi si ribella al proprio destino.

 

Resistenza Animale

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Alluvione a Tbilisi, gli animali dello zoo cercano la libertà

Tbilisi, Georgia, giugno 2015

https://www.youtube.com/watch?v=tm3xnUA39GE

Che orrore ogni segno sulla terra che limiti il passo, che impedisca la corsa, il volo e lo strisciare.

Che orrore le pareti di vetro e di ferro che i viventi cercano disperatamente di scavalcare.

Quando le barriere crollano, le masse recluse irrompono.

La libertà, come un’onda, spalanca tutte le strade.

E il mondo opulento e schiavista, impegnato a lisciarsi la pancia, spara.

 

QUI la notizia e le foto

(Fonte: www.lastampa.it)

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Cronaca di una furia annunciata: quella di Baby, schiava in un circo

Buchen, Baden-Württemberg (Germania), giugno 2015

Nella notizia si legge “Non è chiaro come il grosso mammifero sia riuscito a fuggire e perché abbia aggredito l’uomo.La polizia criminale tedesca sta indagando

Gli animali si ribellano, si sa, d’altro canto offriamo loro ottimi motivi  per farlo. Serve veramente chiedersi perché? L’evidenza non basta?

Sarebbe  più ragionevole chiedersi perché l’elefantessa fosse  costretta in una gabbia, pechè fosse trasformata in una schiava, come e con quali pratiche la si costringesse a divertire il pubblico..

L’aggressione è una conseguenza, servono indagini per scoprire i veri mandanti di questa furia?

(Fonte: www.corriere.it)

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Cinghiale affamato in città, caccia grossa sotto a un condominio

Trieste, giugno 2015

Guardate il video del pericolosissimo cinghiale ..

Nell’articolo si scrive “ferita la bidella”,  poi  si legge che ha fatto tutto da sola.

Per il cinghiale condannato senza processo e senza appello a disturbo della quiete pubblica, la pena è stata quella capitale. Condanna  a morte preventiva, la chiamano.

 

Leggi la notizia

(Fonte: www.ilpiccolo.gelocal.it)

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Storia di Pig Pig, che defeca nella macchina della polizia

Shelby Town, Michigan, giugno 2015

E’ diventata virale la foto di Pig Pig la scrofa che è fuggita da un giardino privato ed è stata poi recuperata dalla polizia locale.

Era stata acquistata 8 mesi prima per diventare scorta di carne. “Ma poi- dice Davis, la proprietaria- i tre cani che ho a casa hanno cominciato a giocarci. Mi  sono affezionata e ho deciso di tenerla come animale domestico”.

Pig Pig , che nella maggior parte delle notizie risulta,  falsamente, aver terrorizzato un’intera città, in realtà si era fermata presso un vicino di casa,  attratta da una specie di palla decorativa che c’è in giardino.

“Non è stato difficile prenderla- dicono i poliziotti- abbiamo agito come per catturare un cane; abbiamo aperto anche una raccolta fondi col simbolo del suino”.

La vicenda ha divertito molte persone soprattutto per il fatto che,  prima di essere riconsegnata, l’animale ha defecato copiosamente nella macchina della polizia.

Ma questa non è stata una storia sufficientemente simpatica  da far abbandonare ingiuste pratiche.

La proprietaria precisa di non aver rinunciato alla carne, anzi.! Si vanta di aver spesso condiviso con Pig Pig una cena a base di suoi simili, “Tanto  lei non lo sa”- aggiunge (sic!) – anche se ora non mi pare che  le faccia molto bene”.

Scampata alla pena di morte, dunque. E di questo ci rallegriamo.

Ma a patto che rimanga una specie di pupazzo portafortuna.

Quella  fortuna che non ha baciato i suoi poveri simili.

QUI la notizia

(Fonte: www.haffingtonpost.com)

 

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Seppellite “anche” il mio cuore a Wounded Knee

Yellowstone, maggio 2015

Questa è la storia di un bisonte confinato nella riserva di Yellowstone che,  esasperato dai turisti  che lo importunano, umiliandolo, si rivolta in un moto di rabbia.

In questa  rabbia, come nell’ umiliazione e nella sua solitudine,  è iscritta tutta la storia del suo popolo, dei suoi antenati che furono massacrati in massa. In pochi anni ne vennero uccisi  quattro milioni.

I bianchi avevano sterminato i bisonti, per le pellicce o per il semplice gusto di farlo, in un’insensata carneficina “sportiva”. Le carcasse erano lasciate a decomporsi nella prateria.

I bianchi avevano anche sterminato gli indiani. Solo in  un giorno, nel dicembre  del 1890, in una piana coperta di neve vicino al fiume chiamato dagli indiani  Chankpe Opi (“Wounded Knee” nella lingua degli invasori) l’esercito degli Stati Uniti uccise a cannonate centocinquanta Sioux, quasi tutti disarmati, in gran parte donne e bambini. I  feriti che riuscirono ad allontanarsi morirono assiderati.

I soldati se ne andarono lasciando  i cadaveri  a cielo aperto.

Gli ufficiali responsabili della strage furono  ricompensati con venti medaglie al valore militare.

Lo scrittore L. Frank Baum, autore de Il Mago di Oz, applaudì al massacro e scrisse: “La nostra sicurezza dipende dallo sterminio totale degli indiani. Dobbiamo cancellare dalla faccia della terra queste creature non addomesticate né addomesticabili”.

E fu così, per bisonti e indiani.

da Seppellite il mio cuore a Wounded Knee di Dee Brown

(cit. Gost Dance di  Wu Ming 1)

 

QUI la notizia di Yellowstone

(Fonte www.rsi.ch)

 

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Preso a calci da una mucca

Almens (CH), giugno 2014 

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Achtung ! Mucche banditen

Bergun, (CH) luglio 2014

Un’altra  mucca ribelle a Bergün, nei Grigioni.

Nell’articolo si parla di animale impazzito, di attacco, di furia…come a giustificarne l’abbattimento.

In realtà la sua uccisione è solo una  punizione esemplare (e pubblica), un’azione di repressione  verso l’atto imprevedibile di chi disobbedisce e rovescia l’ordine costituito. Un atto che sembra rimanere escluso dalla storia, mentre in realtà ne anticipa un’altra possibile.

LEGGI la notizia

(Fonte: www.rsi.ch)

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