Pugno di ferro in guanto di velluto – di migranti e sgomberi alle frontiere

guanti“In faccia, sul collo, sulla nuca. Le mani delle forze dell’ordine si sono date da fare sugli accampati di Ventimiglia durante il blitz dello sgombero di questa mattina. E i loro volti stanchi e impauriti sono un contrasto ancora più violento”.

Così Repubblica.it commenta le immagini dello sgombero dei migranti a Ventimiglia.

Le mani in faccia a persone stremate, colpevoli soltanto di voler circolare liberamente, in cerca di una sorte migliore delle guerre, delle torture, della fame, sono di per sè un segnale chiaro di come il potere, oggi, in Italia e altrove, consideri i corpi: oggetti da regolamentare, da spostare, da rinchiudere.

Eppure, noi, di mani non ne abbiamo viste. Le abbiamo immaginate: dure, rapide, forse sudate. Ma, appunto, le abbiamo immaginate, perchè abbiamo visto solo guanti. Guanti neri, per “proteggere” fino all’ultimo la nostra pace sociale dalle mille contaminazioni, dalle mille scabbie evocate dai vari salvini. Guanti morbidi, per ricordare che non siamo in dittatura, e la repressione è sempre attutita. Guanti per pulire, in fondo, le frontiere, quei luoghi in cui si coagula l’ansia, in cui si esprime la resistenza di queste persone, in cui potrebbe anche crescere la solidarietà, come è accaduto quando i/le migranti sono stat* assaliti da un gruppo di fascisti, trovando la reazione di alcune persone che hanno scelto di stare dalla parte di chi si ribella al proprio destino.

 

Resistenza Animale

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