Esecuzione per sconfinamento

Castano Primo (MI), agosto 2015

Non si è lasciato tirar fuori dall’acqua. Troppa la paura. Ha morso il canotto ed ha continuato a nuotare verso una sua soluzione possibile. Ma i territori hanno confini di filo spinato e di cieco abisso e c’è chi è disposto a sparare su chi li oltrepassa.

(Fonte e galleria fotografica)

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Attacco mortale

Zimbabwe, agosto 2015

Pericolosi o invadenti gli umani dei safari nel territorio dei leoni. Proprio nel parco dove è avvenuta l’uccisione di Cecil, un leone attacca il gruppo a piedi e uccide una guida.

QUI la notizia

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17 ottobre – Corteo nazionale contro il festival del circo di Latina

circo

Resistenza Animale aderisce al corteo nazionale contro il festival del circo di Latina (17 ottobre).

Non passa giorno senza che qualche schiavo non umano si ribelli all’esposizione forzata del proprio corpo nella gabbia di uno zoo o sotto il tendone di un circo, opponga resistenza all’addestramento – più o meno violento – cui è sottoposto per il divertimento altrui. La rivolta animale è ineliminabile, nei mattatoi, negli allevamenti, nei laboratori e nei circhi, ma è in questi ultimi che più spesso diventa “notizia”. Quando una tigre uccide il domatore o un elefante scappa, la resistenza stessa diventa spettacolo. Persino i nomi di chi si ribella, a fronte delle migliaia di anonime mucche, maiali, polli evasi dai capannoni, restano spesso impressi nella memoria collettiva: Tyke, Tatiana, Alexander, Tilikum

Per noi, però, non si tratta di spettacolo, come non si tratta di spettacolo quando sotto il tendone tutto “fila liscio”.

Il primo gesto, da parte nostra, non può che essere la solidarietà ai/lle ribelli.

Nel circo, tutto testimonia del dominio umano: rendere docili, addestrare, esporre i corpi animali. E, quando qualche corpo non obbedisce, lo si percuote; se “aggredisce” viene punito; se fugge, diventa un problema di ordine pubblico, da braccare, sedare, abbattere. Questo dominio si esercita e si autocelebra incessantemente. Il festival del circo, in fondo, è anche questo: una celebrazione del dominio umano, esibito e condiviso con gli spettatori.

E’ inevitabile quindi opporsi, schierarsi con chi al festival parteciperà senza volerlo, e a condizioni decise da altri.

Ma è anche importante che la risposta a questo evento internazionale sia una risposta antifascista, una risposta che prenda posizione contro il sessismo, l’omotransfobia, il razzismo, in maniera non rituale, ma consapevole del momento che attraversa l’antispecismo. La solidarietà agli animali che si va diffondendo è infatti spesso inconsapevole delle connessioni fra sfruttamento animale e altre forme di oppressione, di schiavitù o di normatività. Spesso è addirittura disinteressata o, peggio, connivente con le prese di posizione animaliste che ammiccano a forme di discriminazione fra umani. Le istanze antispeciste rischiano così di essere di fatto mobilitate al servizio delle più pericolose pulsioni xenofobe e fascistoidi (basti pensare, per esempio, quanto è facile oggi, soprattutto sui social network, utilizzare l’indignazione animalista contro “i cinesi che mangiano i cani”, contro “gli islamici e la macellazione halal”, ecc. per fare propaganda per il proprio partito politico). Contro i tentativi di infiltrazione dell’estrema destra e il qualunquismo animalista che le sottovaluta o le incentiva, crediamo sia importante ribadire che gli animali con cui schierarsi non sono solo quelli che appartengono alle specie non umane, ma sono anche i migranti, le lesbiche, i gay, le/i trans, i folli. Sono animali ribelli, per noi, tutte quelle soggettività che sfidano, con la loro stessa esistenza, la norma antropocentrica, occidentale, maschile, eterosessuale, sana, abile, adulta…

Resistenza Animale

resistenzanimale.noblogs.org

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Conigli imprendibili

Trento, agosto 2015

Un cimitero è la lugubre casa dei morti. Silenzio e fiori appassiti. E muri che celano sacri cadaveri in putrefazione, impilati con ordine o sfiorati con passi leggeri. Che fra l’erba saltelli un coniglio è una nota di vita stonata. Eppure la casa è ai vivi che serve. Hanno cercato di catturarli, li hanno cacciati… ma loro sono tornati.

QUI l’articolo  (l’Adige.it)

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E’ uscito il primo numero di Tilikum, bollettino del gruppo La Lepre

Segnaliamo l’uscita del bollettino del gruppo La Lepre, “Tilikum” (orca ribelle di cui abbiamo parlato su questo blog), che contiene, fra le altre cose, una rubrica sugli atti di resistenza degli animali.

da: lalepre.noblogs.org

E’ uscito il primo numero di TILIKUM, bollettino del gruppo La Lepre!
Il bollettino girerà soprattutto in forma cartacea, ma mettiamo a disposizione anche una versione pdf già impaginata per la stampa. Per scaricarla clicca sull’immagine:

Tilikum copertinaIntroduzione
Il bollettino che avete tra le mani vuole essere una nuova pubblicazione aperiodica di approfondimento e analisi sulle lotte di liberazione animale, umana e della terra. E’ realizzato da varie individualità del gruppo La Lepre, attivo a Milano dalla fine del 2012 sia con proteste in strada per contrastare lo sfruttamento animale e della terra (su tematiche come vivisezione, pellicce, biotecnologie, nanotecnologie, ecc.) sia organizzando presentazioni, proiezioni di video e dibattiti per stimolare un confronto diretto tra le persone attive in queste lotte e con quelle che vi si stanno avvicinando per la prima volta.

Il collettivo La Lepre è composto da persone provenienti da percorsi di lotta diversificati: lotte di liberazione animale, ecologiste, anarchiche, antifasciste, anticapitaliste, antirazziste, queer/trans/femministe, anticarcerarie e di supporto ai/lle prigionierx. Questo si riflette nel nostro modo di portare avanti le lotte di liberazione animale e della terra, che riteniamo inscindibili da una lotta più ampia contro ogni forma di autorità e dominio, che comprende anche la liberazione umana. Adottiamo quindi un approccio intersezionale che cerchi di mettere in luce le connessioni tra lo sfruttamento nei confronti degli animali e le altre forme di oppressione come la devastazione degli ecosistemi, il razzismo, il sessismo, l’omofobia, le differenze di classe, ecc. tenendo sempre ben presente il contesto sociale in cui ci troviamo, e le dinamiche di potere che entrano in gioco (Stato, capitalismo, organi repressivi…).

Vogliamo ribadire quella che per noi è l’importanza dell’azione diretta e di una metodologia che non preveda compromessi né alleanze di alcun tipo con le istituzioni o con i media, che sono tra i principali responsabili della nostra oppressione. Siamo inoltre critiche/i verso la tecnologia, e non crediamo che mezzi come i social network possano essere di beneficio al rafforzamento delle nostre lotte, ma anzi servano ad incrementare ancora di più l’alienazione e l’apatia già abbastanza diffuse nella moderna società industriale di massa. Ecco perchè lanciamo il progetto di una pubblicazione cartacea, un formato più idoneo alla diffusione diretta e non mediata da internet, e che meglio predispone a una lettura rilassata che apre alla riflessione.

Non ci dilunghiamo oltre perchè crediamo che le nostre idee e riflessioni emergeranno spontaneamente negli articoli e negli argomenti che di volta in volta decideremo di andare ad approfondire. Ci teniamo a sottolineare come ogni articolo sia scritto da una o due persone al massimo e quindi rifletta soltanto le idee e la visione del suo autore o della sua autrice. Pur condividendo tra di noi molte basi di affinità, siamo individui differenti e ovviamente ognunx mantiene la sua specifica visione. Altri testi, invece, sono traduzioni di cui si possono condividere o meno tutti i contenuti, ma che riteniamo riflessioni interessanti.

Dedichiamo questo numero e quelli futuri ai/le prigionierx, animali e umani, che decidono di non arrendersi e di contrattaccare chi si frappone al loro istinto di libertà.

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Un cambio di prospettiva può fare la differenza

Hawkstowe Park, Australia, agosto 2015

Il ciclista dice di essersi sentito terrorizzato, senza essere stato molestato in alcun modo, durante un giro nel parco di Hawkstowe Park in Australia, dove si è trovato”circondato” (i canguri lì ci vivono!) da un gran numero di canguri che lo fissavano immobili.

A sentir lui, è stato come trovarsi in un film dell’orrore,  circondato da  zombie dell’Apocalisse.

Nel suo video, infatti,  è stata aggiunta una musica da film horror.

Forse il suo vido  è stato girato al contrario, visto che in Australia sono questi animali ad essere sterminati ogni anno a migliaia  con  motivazioni insostenibili .

Il vero film horror sono quei corridoi della morte che vengono costruiti appositamente per farci entrare gli animali che, così, possono essere uccisi facilmente senza pietà.

Nell’articolo il video del ciclista e quello di come sono andate veramente le cose.

QUI l’articolo con i due video

( Fonte: www.camberratimes.it)

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Allevatore tenta di portar via il vitello. Amica della madre lo attacca.

Agosto 2015

Questa è una storia di solidarietà femminile. E’ l’amica della madre che è intervenuta immediatamente   attaccando l’allevatore che voleva impadronirsi del  vitello appena nato. Sicuramente si è ricordata di tutte le volte che lo avevano strappato anche a lei.

Qui la notizia

(Fonte: www.peta.org)


							
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La gioia di essere attivist*

Se c’è un modo sicuro per sconfiggere ogni forma di attivismo che si muove per un cambiamento radicale, questo, da sempre, è la negazione della felicità, dell’entusiasmo, del piacere.

Mostrare la Liberazione Animale come una stanca e triste tiritera lanciata da vecchi moralisti noiosi che cercano di convincere il prossimo dall’alto di quelle loro cattedre quasi religiose, è già una stoccata che ci stende.

Che importa se abbiamo ragione?
A chi importa, visto che tanto si deve morire tutt*?

Mostrare quest* attivist* come persone vecchie e lontane che lavorano duramente anche dopo il lavoro, che scappano di fronte al divertimento, che schiacciano ogni forma di caldo immediatismo festoso in nome della loro missione, è il modo migliore per ucciderl* ancor prima che riescano a parlare, figurarsi ad agire!

E se l’attivista si rassegna ad incarnare questa macchietta, se accetta il ruolo pesante di questa vile impostura, si mette da sol* nell’angolo a parlare da sol*, si gonfia e si sgonfia perfettamente funzionale alle esigenze del mercato del dominio universale. Rinuncia in partenza al suo essere animale tra gli animali.

E invece l”attivismo è il frutto del potere desiderante di altri mondi da scoprire, esplorare e condividere, è il graffio che squarcia, il muso che annusa, l’ala che vola, è una forma espressa ed agita della felicità che permette il mutamento partendo dal basso, da molto in basso.

E invece l’attivismo è la calda potenza che ti fa alzare dal letto per cambiare il panorama, è il mistero di calde fusa che aggiungono un paio di dimensioni al vecchio scenario… quello che si ostinano a spacciarti come l’unico possibile: ereditato dal padre, antropocentrico, unigenito figlio della produzione e del consumo.

E invece l’attivismo è l’energia che dura cent’anni solcando gli oceani, l’energia creativa che abbaia e rende viva la vita.

Ben lungi dall’essere il solito noioso altruismo calato dall’alto di una decrepita superiorità buonista, ci coinvolge, ci sconvolge, ci seduce ululando orizzontale verso l’orizzonte infinito. Ben lungi dal farlo solo per loro, solo per gli altri, solo per un senso del dovere condito da responsabile e triste disciplina, lo facciamo assecondando un caotico appagamento spontaneo, un visionario istinto bestiale, una cosmica realizzazione corale di infiniti gorgheggi che ti tira per la giacca e per il cuore in un sol corpo, che si esprime imprimendosi e impressionandoci con sensuali atti insensati di bellezza, con cariche di emozioni forti e contagiose che ti risvegliano dal letargo, in una saltellante danza della sorellanza che appaga e soddisfa aprendo gli orizzonti non immaginati. Non è guerra, gli animali non fanno la guerra, è astronautica esplorazione autonoma dell’Altrove, è seguire odori attraenti lasciando tracce di sé, è dinamica effervescenza delle esperienze che fioriscono tra gli squarci delle zone temporaneamente liberate.

La gioia di esserci contro la rassegnazione del delegare, è attivismo.
Il punto fermo di chi non ci sta contro la logica della conservazione e della protezione di un presente di tradizioni sempre al passato, è attivismo.
L’energia creatrice delle idee, l’incessante potenza della loro realizzazione pratica, è il modo con cui l’attivismo ferma il tempo del lavoro e dell’oppressione, della gerarchia e della sottomissione.

E che altro può essere la felicità se non questo sentirsi vivi e nel pieno della lotta contro chi nega ogni forma di resistenza e di esistenza? E che altro può essere se non lo smascherare il divertimento un tot al chilo che oscura da sempre la felicità? Una felicità che desidera, una felicità che afferma, una felicità che scava, scalcia, scavalca, rompe, morde, evade, una felicità giocata ogni giorno nell’insicurezza, nell’incertezza, nell’impossibile invisibile continuo insorgere a quel morente buon senso che toglie il respiro.

C’è poco da ridere, dice qualcun*.
C’è poco da esser felici, aggiungono ad ogni passo, ad ogni orma di zampa che scappa.
Ma quando lo dici anche tu, sei già arruolat* dall’altra parte.

Troglodita Tribe

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Una testimonianza dal 1888

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Fonte: blog “Noi Vastesi”

Bue annegato in mare

Sfogliando i giornali d’epoca conservati presso la Biblioteca Civica “R. Mattioli”, spesso capita di leggere titoli curiosi che richiamano l’attenzione. “Bue annegato”, è un esempio di titolo quantomeno insolito di una breve nota apparsa nell’estate del 1888 sul settimanale Istonio, diretto da Emilio Monacelli.
La vicenda racconta di un bue destinato al macello, spaventato da lampi e tuoni, che a forza riesce a fuggire lanciandosi in una disperata e interminabile corsa contro la paura. Ma leggiamo direttamente la cronaca del tempo: “La notte tra il 27 e 28 Agosto, mentre veniva giù un acquazzone, e mentre lampi e tuoni si seguivano a brevissimi intervalli, un bue, che veniva condotto allo scannatoio, dando uno strappo alla fune a cui era legato, si dava a fuga precipitosa attraversando la Piazza Castello, la Corsea, il Largo del Carmine ed il Corso Plebiscito. Immettendosi poscia nella strada di circonvallazione, andava alla chiesetta rurale di S. Lucia e da questa, saltando per dirupi e per valloni, giungeva al lido di mare, entrava nell’acqua, ed inoltrandosi a nuoto, affogava a qualche chilometro dal lido”.
Il giorno seguente, la carcassa senza vita del bue, venne rigettato dal mare e ritrovato sulla spiaggia verso il fiume Trigno.
Che fine avrà fatto il povero animale? Riconsegnato al legittimo proprietario, l’allevatore Luigi Mattioli, meglio che niente, “ne ha utilizzato la sola pelle”.
Lino Spadaccini

 

 

 

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Toro scatenato

Perugia,  agosto 2015

Un altro rifiuto a salire sul carro bestiame.

 

QUI l’articolo

( Fonte: www.giornaledellumbria.it)

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