Evasione o rapimento? Storie circensi

Monreale (PA), 7 febbrario 2017

Fino al 2015 il circo che ha denunciato la scomparsa del lama, lavorava con il nome di Miranda Orfei, per poi passare alla denominazione Eleonora Orfei, ed infine a quello di Circo di Svezia (i cambi di denominazione sono comunissimi tra i circhi minori, e avvengono o a seguito di fusioni con altre famiglie circensi, o a seguito di guai giudiziari e di immagine).

E come Miranda Orfei di guai ne ha avuti e non pochi. Su di esso esiste un corposo fascicolo di LAV e magistratura per maltrattamento animale (qui trovate un piccolo riassunto:https://www.facebook.com/BoicottiamoIlCircoMirandaOrfei/posts/358651984167691).

Era scappato dal Miranda Orfei di Montemagno l’ippopotamo che, nella fuga, si è schiantato contro un’auto vicino Macerata nel dicembre 2014, purtroppo morendo nello scontro. Allora il titolare del circo diede la colpa agli animalisti cattivi che, secondo lui, avrebbero aperto le gabbie degli animali causando la fuga di Aisha

I Montemagno, titolari del circo, possiedono anche   una struttura a Latina, che sembra abbia la qualifica di zoo, e dove sembra detengano gli animali durante la stagione morta

Quindi, riassumendo, abbiamo dei circensi che – come molti loro colleghi-   cambiano continuamente denominazione, titolari di un circo che spesso si attenda ed esibisce senza aver ottenuto i permessi (salvo poi lamentarsi e gridare alla persecuzione quando i gendarmi gli fanno visita – come accaduto tra l’altro anche a Monreale dopo la fuga della tigre) e che  detengono gli animali su cui lucrano in condizioni tali da attirare l’attenzione della magistratura e , evidentemente, da spingere i prigionieri a tentare ripetutamente la fuga (che  tentano ogni volta di attribuire ad atti di sabotaggio nei loro confronti). Un ippopotamo, una tigre, ed ora un lama.

Lama che speriamo sia davvero evaso. A noi piace pensare che sia  lontano, libero e che se ne stia ora girovagando in quel che resta della campagna intorno a Monreale.

Articolo qui  e qui

(Fonte: www.ansa.it  e www.palermotoday.it)

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Piccola storia ignobile

Dodewaard (Paesi Bassi), 7 febbraio 2017


“Per fortuna non aveva le corna” hanno scritto del toro che si è ribellato alla pena di morte ed ha tentato la fuga dal mattatoio olandese nei pressi di Dodewaard, lunedì scorso.
Mentre fuggiva si è trovato di fronte un lavorante del mattatoio che tentava di fermarlo.Lo ha caricato e fatto volare in aria, per farsi strada.
Spunta sempre un guardiacaccia in casi come questo. Cosi gli hanno sparato per cancellare la disperata ribellione.

Vanno di moda le brevi storie tristi sul web, dove ognuno si concentra solitamente su se stesso, per annunciare qualsiasi stupidata.
Anche questa è una storia triste e, forse, sembrerà breve.
Non così si può dire, in realtà, dell’attesa e del presagio di morte che si vuole come unico destino per gli animali.
Laura
Qui l’articolo
(Fonte:www.nltimes.nl)
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Braccato, in cerca di solidarietà, viene fucilato sul posto.

Burolo (TO), 30 novembre 2016

Il cinghiale stava fuggendo da una battuta di caccia e aveva cercato riparo su un terrazzo al piano terra. Il sindaco: “..  dopo che la signora è riuscita ad aprire il cancello automatico e a far uscire l’animale, ho fatto fuoco. L’ho fatto per tutelare la sicurezza dei miei concittadini».

Il sindaco di Burolo  è  un cacciatore.

Articolo qui

(Fonte: www.lastampa.it)

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Vitello in fuga. Storia senza lieto fine

Texas, 2 febbraio 2017

L’articolo è terribile ed emblematico.

Il vitello scappa dal mattatoio.

Si dà alla fuga per le strade della cittadina di Weatherford, Texas.

Corre e corre, per ben due ore, inseguito dalla polizia, braccato, terrorizzato.

In mezzo ad automobili, al clangore del traffico.

Corre e corre per la sua vita.

In un  mondo a lui estraneo ed ostile.

Fin quando il lazo lo ferma.

Viene atterrato, catturato.

Ricondotto al mattatoio.

Ma, ci ride su l’articolista, non verrà per ora ammazzato.

Se ne va in vacanza in un ranch.

Troppo stressato per essere macellato, dovrà prima “riprendersi”.

QUI l’articolo (www.nbcdfw.com)

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La resistenza aleggia ovunque

PICCOLE STORIE DI EVASIONI ANIMALI

Pare che negli Stati Uniti d’America gli animali siano diventati più furbi, oppure che le misure di carcerazione progettate negli zoo abbiano delle falle clamorose.

Dopo la fuga di Sunny, la panda rossa, in cattività presso lo zoo della Virginia con sede a Norfolk, lunedì scorso – il 30 gennaio – è fuggita Ollie, una lince rossa, dallo Smithsonian’s National Zoo di Washington.

Peccato che la fuga sia durata solo tre giorni e la lince nata allo stato selvatico non sia riuscita a superare l’area dello zoo nazionale, una vera istituzione negli Stati Uniti. Anche in questo caso di evasione, la giustificazione dei vertici dell’impianto di “conservazione” è stata bizzarra. In breve, Ollie avrebbe un gran caratteraccio. Gli interessati dello zoo pensavano che la burbera lince avesse raggiunto il Rock Creek Park e nel frattempo avevano interrotto le ricerche. Dopodiché è stata ingabbiata, con tanto di foto.

http://www.huffingtonpost.com/…/escaped-dc-bobcat_us_5891ee…

Tuttavia, proprio oggi, il primo giorno di febbraio, ci pensa il gufo Oscar a far parlare di sé gli zoologi conservazionisti. E’ scappato dallo zoo di Adelaide, in Australia, addirittura durante uno show di volo “libero” (libero, si fa per dire). Oscar, è stato deportato da poco tempo dalle foreste pluviali del nord del Queensland, distanti quasi 2700 km. Anche nel caso di Oscar la motivazione del tecnico dello zoo di Adelaide è grottesca: “Ha avuto un po’ di paura. E’ un uccello molto maldestro”, ha affermato Nicholas Bishop che si qualifica come “nature theatre manager” (manager del teatro della natura). Il gufo è un animale considerato criptico e molto riservato. Accidenti, come si fa a non avere paura di un manager e ad accettare le regole della carcerazione dopo essere stato catturato, deportato ed esibito a folle di turisti sguaiati in bermuda che mangiano chips e popcorn?

http://www.abc.net.au/…/adelaide-owl-escape-leaves-…/8233124

Rob, l’orso che odia i manager della natura

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Panda in fuga dallo zoo della Virginia

Norfolk, 27 gennaio 2017

Il 27 gennaio scorso, The New York Times ha parlato della fuga di un panda rosso (Ailurus fulgens) dal Virginia Zoo nella città di Norfolk. La notizia, diffusa in primo luogo dalla Associated Press, pare addirittura bizzarra. Infatti, il titolo dell’articolo pubblicato dall’importante testata newyorkese è curioso: “Why Did Sunny the Red Panda Escape a Virginia Zoo? Maybe to Avoid Mating” (Perché il Panda Rosso Sunny è fuggito dal Virginia Zoo? Forse per evitare l’accoppiamento).

Nell’articolo, Christopher Mele racconta del panda rosso femmina che ha cercato la libertà. In breve, la fuga sarebbe avvenuta lunedì 23 gennaio e per ritrovare l’animale sono stati impiegati segugi, telecamere a infrarossi, trappole con uva e bambù, addirittura droni. Tuttavia, senza successo. La giovane panda di appena 19 mesi s’è data alla macchia. La tesi di Greg Bockheim, il direttore dello zoo, non è che Sunny sia fuggita in cerca degli spazi naturali della libertà, ma la femmina se la sarebbe data a gambe levate infastidita dalle attenzioni troppo focose del panda maschio di nome Thomas. Bockheim rincara la dose sessista con una dichiarazione pubblica demenziale: Sunny “sembra davvero un giocattolo di peluche”. Sono certo che l’animale non si nasconderà tra le bambole e gli orsetti di pezza. Il direttore dello zoo fa silenzio sul fatto che, per esempio, la Zoological Society of London considera l’Ailurus fulgens una delle 100 specie di mammiferi a maggiore rischio di estinzione.

Per fortuna che ci pensa il giornalista di The New York Times a informare i lettori:

“L’Unione Internazionale per la Conservazione della Natura, il cui compito è valutare lo stato delle popolazioni degli animali selvatici, ha stimato che vivono in natura circa 10.000 panda rossi, distinti in due sottospecie, tutti residenti sui pendii delle montagne che si sviluppano nella stretta striscia che dalla Cina occidentale raggiunge il Nepal. Attualmente, incombono le minacce della deforestazione e delle malattie, oltre al cambiamento climatico.”

Sunny non è il primo panda rosso in cerca della libertà. Rusty, un panda con meno di un anno di età, era scappato dallo zoo nazionale di Washington nel 2013 e fu catturato meno di 24 ore più tardi. Bockheim ha affermato che il panda rosso sfuggito a uno zoo cinese è stato in grado di vivere per 202 giorni prima di essere preso e riportato in cattività.

Il Virginia Zoo ha sguinzagliato gli abitanti di Norfolk alla ricerca del panda con tanto di manifesti segnaletici. Non solo: lo zoo ha pure aperto un blog di informazione:

http://virginiazoo.org/…/virginia-zoo-red-panda-missing-ha…/

Chi scrive, incrocia le dita per la piccola Sunny. Nella speranza che non incontri un cacciatore, visto il suo aspetto simile a una volpe rossa, ma nutre anche il desiderio che non trascorra la vita nella gabbia di uno zoo grande 21 ettari. La questione centrale si chiama deportazione. Non ha più alcun senso deportare gli animali selvatici alienandoli dal loro ambiente nativo. L’autentico rispetto consiste nel tutelare l’ambiente vitale che li ha caratterizzati. La salvezza non sta certo nella distruzione della natura e nelle carcerazioni.

Rob, l’orso che ama le sorelle e i fratelli rossi

https://www.nytimes.com/…/us/red-panda-sunny-virginia-zoo.h…

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Una tigre in cerca di libertà

Monreale, 28 gennaio 2017′

E’ sabato 28 gennaio. Poco dopo l’alba, una tigre è fuggita dal Circo Svezia. La tigre albina si chiama Oscar. Le foto mostrano la tigre in una zona industriale di Monreale, in provincia di Palermo, di fianco alle immancabili e onnipresenti auto. Nella documentazione fotografica proposta dalle testate locali, il maschio albino del Bengala non pare aggressivo. Tuttavia, si è verificato il panico generale e il timore che l’animale ormai addomesticato potesse graffiare qualche carrozzeria sulla Statale 186. Commenta Quotidiano.net in modo drammatico:
“Il felino aveva creato non pochi problemi spaventando gli automobilisti…”
E’ commovente tanto amore per le marmitte. Il comune ha manifestato impreparazione e dilettantismo. Al pari di un criminale, sono stati chiamati i carabinieri. Le foto mostrano alcuni ufficiali dell’arma in borghese con tanto di pistola spianata.
La fortuna dell’animale è stata grande. Il Corpo Forestale dello Stato, recentemente assorbito dai Carabinieri, non ha voluto sparare contro Oscar, neppure un sedativo, in quanto l’addormentamento è pericoloso. La tigre è stata ingabbiata e riportata nel circo in tarda mattinata. Questa è la notizia secondo l’Ansa, ma altre fonti di informazione parlano erroneamente di sedazione avvenuta. In serata, il TG di RAI 1 ha confermato che non è stato necessario l’impiego di alcuna telesiringa.
Le incongruenze fattuali del giornalismo italiano non solo manifestano ciarlataneria, ma anche incultura: nessuno dei giornalisti che ha commentato la fuga si è chiesto come mai una tigre mansueta – perché addomesticata – cerchi di sperimentare il mondo al di fuori della gabbia mobile in cui probabilmente è imprigionata da anni. Nessuno che abbia scritto una breve riga sulle terribili condizioni in cui vivono gli animali sfruttati nei circhi. In relazione agli animali in fuga, i media fanno il solito allarmismo sociale. “Paura per le strade di Monreale”, intitola il Giornale di Sicilia. Seguono gli emuli che spingono la leva del terrore: Il Messaggero e La Stampa. Per Il Fatto Quotidiano, invece, la tigre se n’è andata a spasso, come se avesse fatto shopping. Nulla sulla liberazione degli animali circensi e sui loro diritti.
Si calcola che in tutto il mondo siano sopravvissute circa 2500 tigri del Bengala. Una specie gravemente a rischio di estinzione. Soprattutto per il fatto che le Sundarbans, la più grande foresta di mangrovie presente nel delta del Gange, un ecosistema fondamentale per la terra e anche sede dal santuario dei delfini Irabati, è il luogo di incendi, disastri ecologici e pesante bracconaggio. Ricordo, come esempio, la catastrofe ambientale del dicembre 2012, in cui una petroliera disperse 350 tonnellate di greggio.

Rob Benatti, l’orso giornalista indipendente

http://www.palermotoday.it/…/trige-scappata-circo-monreale.…

http://palermo.repubblica.it/…/una_tigre_e_fuggita_da_un_c…/

http://www.ansa.it/…/tigre-scappa-da-circo-nel-palermitano_…

http://www.monrealepress.it/…/monreale-tigre-bianca-fugge-…/

http://www.quotidiano.net/…/tigre-scappa-dallo-zoo-1.2852088

http://www.ilfattoquotidiano.it/…/palermo-tigre-bi…/3346457/

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Sfonda il recinto per evadere e si trova in strada

Leini (TO), 21 gennaio 2017

Quando il tuo mondo dovrebbe essere un altro.

QUI l’articolo (quotidianocanavese.it)

 

 

 

 

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Qualcuno volò sulla gabbia delle aquile

Chippewa Wildlife Park- Thunder Bay, Ontario, 24 gennaio 2017 .

Hanno trovato una scala vicino alla gabbia dove erano detenute, da 10 anni, due aquile. Poi si sono accorti di  una porta sfondata con un masso e tre metri di rete tagliata. Un’aquila è così riuscita ad evadere.

“La mia ipotesi è che abbiano dovuto spaventare  le aquile per farle uscire attraverso il grosso taglio nella recinzione, altrimenti nessuna di loro sarebbe volata via …” ha detto John Gordon, responsabile dello zoo. Poi ha aggiunto che sono molte le aquile libere nella zona che si alimentano nella discarica della città e che spera vivamente  che anche l’aquila fuggitiva sia in grado di farlo.

Nello stesso zoo sono tenuti prigionieri  molti altri animali selvatici, nativi della zona, tra cui gufi, falchi, lupi, linci e alci.

Solidarietà a tutti loro.

Articolo qui

(Fonte: www.thestar.com)

 

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Un coccodrillo si ribella e uccide una guida.

Crocodile Farm Le Bonheur –  Città del Capo, 20 gennaio 2017

Struttura turistica la chiamano ma Le Bonheur è anche un’allevamento di oltre mille coccodrilli.

Sul loro sito si legge: “i visitatori hanno l’opportunità di toccare  i cuccioli di coccodrillo, di fare immersioni subacquee (anche i  bambini) e  vedere i coccodrilli  attraverso pannelli di visualizzazione stile acquario.

 

Il defunto (guida o addestratore?) si chiamava Mr. Burger.

(Fonte: www.africageographic.com)

Articolo http://africageographic.com/blog/blogseries/news-desk/

 

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