Un’altra evasione, un’altra esecuzione

Curtarolo (PD), 20 maggio 2016

Un giorno prima di Calabria, sempre lo stesso dannato copione. La trasformazione dell’evaso in pericolo pubblico e la sua esecuzione  sommaria. Ci indigniamo per questo ennesimo orrore ed ingiustizia; iniziano mobilitazioni di fronte alla morsa di un potere che non molla la presa, accecato dal timore che qualcun* sfugga tra le sue maglie. Questo singolo atto di resistenza, insieme a centinaia e centinaia di altri, va a costruire però una memoria che è sempre più grande, sempre più pesante.

La notizia (piazzaweb.it)

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Calabria è una vitellina

Reggio Calabria, 21 maggio 2016

QUI (agoravox.it)

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Calabria è una vitellina.

Non importa se è scappata da un macello o da un allevamento. Ciò che conta è che si è trovata per le vie di Reggio Calabria alla ricerca di una speranza. Fuggire è sempre un atto disperato, un tentativo alla cieca di trovare un posto migliore, una situazione dove non dovrai stare rinchiuso, dove non ti uccideranno, dove non soffrirai. Quando scappi e non sai dove andare puoi solo contare sul fatto che potrai incontrare qualcuno che ti darà una mano, che, almeno, ti lascerà vivere la tua vita. E non è questione di pianificare o di formulare progetti per un futuro migliore. Perché è l’atto stesso della fuga, è quel correre via verso l’ignoto che contiene tutto questo. Contiene l’inequivocabile denuncia dell’ingiustizia subita, contiene il voler resistere e insistere a vivere, contiene l’utilizzo del proprio corpo per opporsi anziché rassegnarsi. E contiene il riconoscimento del destino sbagliato e orribile che è stato imposto alla nostra esistenza.

Calabria è una vitellina.

E’ scappata e si è trovata in un mondo estraneo, un mondo di odori e rumori che non conosceva e non poteva riconoscere. Si è trovata senza i suoi simili, si è trovata di fronte individui che l’hanno braccata, inseguita con mezzi pesanti, che le hanno sparato. Invece di incontrare quel briciolo di comprensione di fronte ad un corpo diverso che, semplicemente, vuole vivere libero, ha incontrato la furia di chi si avventa per uccidere tutto ciò che non rientra nella nostra truce normalità.

Calabria è una vitellina.

Non è normale che una vitellina cammini per le vie di una città. Bisogna prenderla, catturarla, correggerla, riportarla negli appositi spazi. Hanno usato automobili e pistole, hanno tentato di investirla, le hanno sparato più volte. Hanno inscenato una serie di inseguimenti spettacolari per le vie della città. E quando Calabria, disperata, esausta, terrorizzata, ferita, si è rifugiata in un cortile, allora hanno detto che si trattava di un toro pericoloso che avrebbe potuto mettere a rischio l’incolumità della gente. L’hanno circondata e le hanno sparato ripetutamente fino ad ucciderla.

Calabria è una vitellina.

E’ l’emblema dell’oscuro grigiore in cui viviamo. Calabria ci mostra come degli esseri superiori per mezzi, tecnologia e strategie rispondano ad una richiesta di libertà e di vita. Una risposta sempre uguale, che si ripete puntualmente.
Perché Calabria non è un’eccezione.Forse non tutti lo sanno, ma gli animali che scappano, che si ribellano, che non si rassegnano e resistono sono tanti, tantissimi. E continuano ad essere inseguiti braccati, uccisi.
Sembra un incubo della peggior specie. L’incubo specista del violento dominio i cui protagonisti continuano a reprimere e dominare chi lotta per riprendere la sua vita.

L’unico spiraglio di luce, allora, è la reazione. Occorre riconoscere Calabria come un animale che non si è rassegnato, che ha tentato di resistere all’ingiustizia scappando. Occorre denunciare un comportamento indegno, ingiusto, inaccettabile che, come normale amministrazione, prevede un assurdo, terrorizzante e violento dispiegamento di forze. Occorre parlare e sostenere tutti quegli altri animali che cercano di scappare, pretendendo e lottando affinché non vengano uccisi, affinché possano terminare la loro vita nei luoghi dove non saranno più usati e sfruttati e ammazzati.

E’ poco, certo che è poco. Solo uno spiraglio. Ma almeno possiamo provarci.

Troglodita tribe

 

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Quello che non ho

Reggio Calabria, 21 maggio 2016

Non si sa da dove sia fuggito questo toro. Da quale prigione, da quale macello. È certo che, anche se solo per poco, è entrato nella sua vita da protagonista cercando di difenderla. Ha corso e percorso in lungo e largo la città, ha attaccato.  L’hanno freddato a colpi di pistola.

QUI la notizia (la stampa.it)

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Giornata internazionale contro Monsanto

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21 maggio 2016

Giornata internazionale contro Monsanto

Presidio a Treviglio e cena vegan + dibattito

Info nella locandina

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L’asino disobbidiente

Cogolo –  TN,  8 novembre 2015

Punito perché colpevole di disobbedienza. La pena: tortura, agonia e morte

TI FACCIO VEDERE IO CHI COMANDA …una frase (sempre la stessa), tante voci, che piegano, spezzano, puniscono.
Gli asinelli sono utili e belli. Utili per chi li sfrutta, belli per chi li incrocia durante una gita fuori porta, o una visita alla fattoria. Ma tutto questo ha quasi sempre un prezzo: l’obbedienza.
L’obbedienza la si insegna, la disobbedienza va punita. E i recidivi? (inutili e brutti?) c’è sempre un posto disposto ad accoglierli: il macello.

Torturato, lasciato per giorni agonizzante prima che la morte (ultima, estrema fuga) alleviasse le sue sofferenze. L’efferatezza del crimine dell’asino di Trento fa – giustamente – notizia, ci lascia sconvolti e increduli.
Mentre lo compiangiamo però non dimentichiamo l’urlo di tutti gli altri disobbedienti, di chi si piega per sopravvivere, e dei recidivi, condotti alla morte, in giorni quieti, senza fragore. Non compianti.

Leggi l’articolo
(Fonte: www.trentotoday.it)

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Panamtu si ribella ai selfie, ma soprattutto a chi decide arbitrariamente della sua vita.

Gajah Mungkur Reservoir zoo  di  Wonogiri, Central Java, 11 maggio 2016

L’elefante Panamtu nello zoo/riserva di Gajah Mungkur

 

Tutta la sua  rabbia si è riversata sulla veterinaria che, davanti a lui, si stava facendo un selfie. L’ha scaraventata lontano tre metri e poi l’ha rincorsa calpestandola.

Articolo QUI

(Fonte: www.thejakartapost.com )

 

 

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La sedano e lei annega

Giappone, marzo 2016

Una zebra evasa da un circolo equestre è sfuggita per ore alla ricattura di poliziotti e veterinari finché non l’hanno sedata nel laghetto di un campo da golf provocandone l’annegamento. Come in un gioco di specchi, vediamo i fotografi che riprendono e fissano questo momento fuori dalla norma,  ‘fuori controllo’, questo eccezionale ‘fuori campo-prestabilito’. La forsennata urgenza del ‘ritorno all’ordine’ alla zebra è costata la vita.

QUI l’articolo (corriere.it)

 

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Evaso dal circo

Spagna, maggio 2016

https://www.youtube.com/watch?v=ytfsSjUufdE

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Il toro incorna il suo torturatore.

Ciudad Lerdo, Messico, maggio 2016

Il torero “El Pena” rimarrà tetraplegico. Amava esibirsi eccentricamente, con un sigaro fra le labbra. Il toro sarà già stato massacrato e ucciso.

Articolo QUI

( Fonte: www.tgcom24.mediaset.it )

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Dall’allevamento al circo

Brindisi, ottobre 2015

Evasa da una fabbrica di carne viva, eccola, sul bordo della strada, con le mammelle gonfie di un latte che è sempre solo illusione di futuro. La braccheranno con l’aiuto dei circensi –  i vigili non riuscivano a prenderla – e a loro verrà consegnata in ‘custodia’.

QUI l’articolo

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