Dal libro “La ribellione degli animali”
Alcune pagine qui
www.orticaeditrice.it
Etosha National Park, Namibia, 22 0tt0bre 2017
E’ sbucato dal nulla e ha attaccato i bracconieri, ferendone gravemente uno alla gamba.
Articolo (Fonte: www.notizie.tiscali.it)
Santiago de Chile, ottobre 2017
Liberi 120 ratti.
Durante la prima settimana di ottobre 2017, gli attivisti ALF sono entrati in un laboratorio del Dipartimento di Ecologia dell’Università del Cile, liberando i roditori che erano detenuti in quel luogo. Gli attivisti , dopo aver liberato gli animali sequestrati (principalmente ratti), hanno distrutto l’infrastruttura del luogo con tutti i documenti di “indagine”. I roditori liberati erano utilizzati in esperimenti che tentavano di dimostrare i cambiamenti fisiologici dovuti al cambiamento climatico.
Nel testo lasciato dopo la liberazione e l’attacco al laboratorio dell’Università del Cile, si legge:
“Oggi ci alziamo e agiamo per rompere le gabbie della scienza e del progresso. Solidarizziamo con i ratti che erano imprigionati. Rifiutiamo le scuse utilizzate per giustificare l’autorità dei camici bianchi. Perciò attaccheremo ogni ricerca che preveda l’uso di animali non umani come soggetti sperimentali, perché scommettiamo sulla distruzione /abolizione di tutte le forme di sfruttamento, incluso lo specismo. …”
Articolo :
(Fonte: www.frentedeliberacionanimal.net)
DI JASON HRIBAL
Counterpunch
Pancia piena e intrattenimento potranno forse funzionare con gli umani, ma gli oranghi necessitano di un diverso mix di incentivi. Per controllarli ci vogliono sesso e banane, al cui cospetto si trovano quasi smarriti. È l’istinto, ovvio. Ma quel che è certo è che, se fossero riusciti a scoprire il giusto cocktail istintuale, i responsabili dello zoo di San Diego avrebbero potuto risolvere il loro problema con gli oranghi prima che peggiorasse ulteriormente. Tante banane, qualche compiacente partecipante di sesso femminile, e tempo era tutto ciò che ci voleva.
I veri sforzi iniziarono nell’estate del 1985. La nuova esposizione “Cuore dello zoo” era stata aperta tre anni prima e le operazioni quotidiane non potevano andare meglio. Ma poi quel dannato Ken Allen cominciò a fare i capricci. Ken era nato nel febbraio del 1971 da Maggie e Bob del San Diego. Ufficialmente era un orango del Borneo, sebbene non avesse mai messo piede sull’isola e non sapesse nulla della cultura arborea. Sarebbe più corretto classificarlo come un orango da zoo. La vita dell’istituto era l’unica che Ken avesse mai conosciuto. Lo zoo era il luogo in cui era nato, e lo zoo fu il luogo in cui morì di linfoma nel 2000. Nel frattempo, Ken dovette quotidianamente affrontare la cattività. Paradossalmente, lo zoo di San Diego comprese fin dall’inizio che sarebbe stato più difficile da gestire rispetto ai precedenti oranghi dell’istituto.
Nella foto: Ken Allen
Nella sua cameretta, Ken svitava tutti i dadi che riusciva a trovare e rimuoveva i bulloni. I custodi non facevano a tempo a rimetterli a posto che lui ricominciava. E non lo si riusciva a tenere nella sua stanza. Una delle sue macchinazioni preferite, secondo la descrizione di un addestratore, consisteva nell’“afferrare la mano di qualcuno che la stesse sventolando e tirarsi su dondolandosi”. A quel punto cercare di riprendere la piccola scimmietta rossa diventava un’impresa. In ogni modo la sua vita da adulto era destinata a rappresentare una sfida di gran lunga maggiore per lo zoo. Infatti, quando Ken fu trasferito per la prima volta nell’esposizione “Cuore dello zoo”, lo sorpresero che scagliava pietre conto un’equipe televisiva che stava filmando i gorilla attigui. Quando non ci furono più pietre, Ken lanciò i propri escrementi. L’equipe si disperse. Ironicamente un problema simile si sarebbe verificato allo zoo parecchi anni dopo. Nell’esposizione erano state installate grandi finestre di vetro e gli oranghi presero a scagliarvi contro delle pietre. I responsabili del San Diego subito istituirono un programma di scambio. Ogni pietra non lanciata era una banana guadagnata. Ma gli oranghi non erano interessati e continuarono a cercare di rompere le finestre. Alla fine il parco chiamò un’impresa affinché scavasse l’intera pavimentazione dell’esposizione per rimuovere tutte le pietre, dato che la sostituzione di ogni vetro infranto costava allo zoo 900 dollari. Che successe poi? Gli oranghi cominciarono a strappare dal muro gli isolanti in ceramica e a lanciare quelli, invece. Era evidente che gli animali volevano proprio uscire.
Brooklyn, N.Y., 17 ottobre
Lui è Shankar, con le sue inconfondibili orecchie color caramello. Martedì 17 ottobre è riuscito a liberarsi ed è fuggito da un mattatoio di Brooklyn.
Con l’aiuto di amici solidali vivrà sereno. Anche questa volta la ribellione di un animale ha messo in moto tutta una serie di dispositivi polizieschi e creato scompiglio emotivo. Chi ha assistito alla sua fuga ha fatto il tifo prima ancora di rendersi conto di come un animale come lui ogni giorno ridiventa invisibile quando finisce nel piatto o in quello che indossiamo. Per ogni ribellione, resistenza, per ogni anonimo morso dato all’allevatore o agli aguzzini della vivisezione, per ogni fuga non riuscita, per ogni grido, per ogni felicità negata, lotta solidale!! Evviva Shankar.
Articolo qui
(Fonte: www.nydailynews.com )
Stati Uniti, agosto 2017
Evasi a migliaia da un allevamento vicino Cypress Island, nello stato di Washington. Non si ricordano spesso gli allevamenti dei pesci che stanno a decine di migliaia rinchiusi in una rete in mezzo al mare.
Anche quest’estate ne sono evasi almeno 5000. La motivazione addotta quella di una eclissi solare che avrebbe alzato la marea. E allora i mostri, creature non dotate di vita da vivere ma solo di carne da consumo, nè nate nè morte, sospese nel volere di produzione, fanno irruzione nel mondo reale. E ‘minacciano’. Ma non resisteranno… Dicono.
QUI la notizia (agi.it)
Un importante lavoro sulla resistenza dei pesci: “I nostri sitemi di violenza diretti contro i pesci – le lunghe catene di approvvigionamento alimentare che partono dagli oceani o dagli allevamenti per finire nei piatti – devono molto alla loro resistenza, dal momento che sono stati disegnati proprio al fine di neutralizzarla”:
Il 1 novembre resistenzanimale.noblogs.org sarà al Vegan Day di Firenze, con la presentazione del libro di Sarat Colling “Animali in rivolta”.
Vi aspettiamo!
1 novembre, ore 20.00
c/o Istituto Alberghiero Buontalenti, via di San Bartolo a Cintoia 19/a a Firenze, zona Isolotto
ANIMALI IN RIVOLTA
Desirée Manzato conversa con Marco Reggio
Presentazione del libro “Animali in rivolta. Confini, resistenza e solidarietà umana” di Sarat Colling (Mimesis/ Eterotopie) a cura di feminoska e Marco Reggio
Sarat Colling prende in esame le vicende degli animali fuggiti dai macelli e analizza l’impatto che queste storie hanno avuto sull’opinione pubblica. Obiettivo della ricerca è quello di comprendere le forme di resistenza degli animali e il ruolo delle loro storie nella messa in discussione delle modalità con cui gli umani, e in particolare i consumatori, prendono le distanze dalla violenza delle imprese zootecniche.
QUI IL BLOG CON IL PROGRAMMA COMPLETO DEL VEGAN DAY
QUI LA PAGINA FACEBOOK
Milano, giugno 2017
Presenze improbabili che scivolano fra le istantanee del solito film del reale. E raccontano di mondi paralleli che sfuggono. Anzi, che fuggono. Questo serpente è risalito da un pozzo sottostante un supermercato e attraverso la stessa grata del parcheggio da cui era probabilmente arrivato è nuovamente scomparso.
Non è raro che i serpenti evadano dalle prigioni che stringono loro addosso muri di vetro.
Qui altre storie di evasione:
Atlanta, settembre 2017
Vanno e ancora vanno i carichi di corpi schiavizzati, scorrono invisibili in un traffico distante. Con la stessa sete, nello stesso buio, trascinati nelle stesse marce forzate verso il nulla… Verso i macelli, verso piccole o grandi fabbriche di carne, zoo, circhi… Delle 14 tigri ‘domate’, già sfruttate e destinate a una nuova schiavitù in Germania, una è riuscita a evadere dal camion. La polizia l’ha freddata.
Pozzolengo e Montichiari (BS), 28 settembre 2017
Un toro ha abbattuto la porta del suo carcere-stalla, ha saltato la recinzione ed è fuggito. Nella fotografia si vede il campo di mais in cui ha provato a nascondersi e a difendersi tenacemente prima di venir ucciso dalla polizia. Uno scudo di foglie è troppo fragile per resistere alle pallottole… Qui l’articolo (bresciaoggi.it) in cui si descrive anche l’evasione di un altro bovino, avvenuta a poche ore e a pochi chilometri di distanza. Anche in questo caso una distesa di mais è divenuta la via di una fuga interrotta.