Non era mai scappato prima…

Montesperpoli (FI), 20 aprile 2019

..ma non si è certo lasciato sfuggire l’occasione.

Un cavallo chiamato Macchia ha cercato di riconquistarsi la libertà. Uno è riuscito a legarlo con la sua cintura a mo’ di briglia, qualcuno ha chiamato  la polizia e qualcun altro lo ha ricondotto nel luogo da dove era scappato. La solerzia con cui si cerca di rimettere “le cose al proprio  posto” è sempre scrupolosa, asservita e ben oliata. Ci piace invece immaginare una storia diversa: una carezza al posto della cintura, un nascondiglio sicuro, un po’ di fieno ma soprattutto la restituzione della libertà a cui  Macchia ha dimostrato di essere così tenacemente legato.

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Un vitello scappa dalla stalla. Un’altra vita ribelle.

Loreto, AN, 2 aprile 2019

“Siepi e recinzioni vennero erette per impedire la fuga degli animali. Strumenti crudeli, come i gioghi di legno e gli zoccoli, erano intesi a ridurne le possibilità di movimento. Lo sperone, le briglie e il morso, la frusta e il bull-whacker (una mazza chiodata) servivano tutti a provocare dolore. Si diffusero inoltre manuali tecnici che insegnavano l’arte di “spezzare” [breaking] la resistenza degli animali. Furono messe taglie sugli evasi. Vennero costruite gabbie per rinchiudervi quelli che venivano ripresi. I proprietari tagliavano le ali, accecavano gli animali e recidevano loro i tendini. Li castravano e li sterilizzavano. Le corna venivano tagliate. Ciascuna di queste pratiche venne perfezionata e standardizzata. E per gli individui la cui renitenza era indomabile, era prevista una misura definitiva: la pena capitale. I resistenti venivano impiccati alle forche delle città o ai rami degli alberi delle foreste circostanti. I ribelli venivano tormentati a morte durante gli spettacoli e le feste. Agli evasi e agli individui che vivevano autonomamente sul territorio si sparava a vista. Si trattava di pubbliche esecuzioni: brutali nei metodi, eloquenti nell’ostentazione della violenza, determinate a sortire un effetto preciso. La violenza della società nei confronti degli animali divenne una violenza istituzionalizzata.”

J.C. Hribal, Animali, agency e classe. La storia degli animali scritta dal basso, tr. it. in “Liberazioni”, n. 18, 2014, pp.32-58 (cit. a pp.39-40)

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Un casuario attacca un collezionista di uccelli esotici.

Florida, 14 aprile 2019.

Questo grande e fiero animale originario dell’Australia e Nuova Guinea era solo un  pezzo di collezione di cui probabilmente ci si vantava. E’ considerato uno degli uccelli  più pericolosi perché le sue zampe hanno artigli lunghi fino a dieci centimetri. Anche di questo sicuramente si faceva sfoggio il collezionista.

L’attacco è stato mortale.

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Rompe la fune che lo lega e scappa dall’azienda che lo imprigiona..

Serravalle Pistoiese, 11 aprile 2019.

I desideri non hanno confini.

Qui l’articolo.

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I tori di Singapore

Singapore, 10 aprile 2019

Un vitello di due anni, Ganesha, è fuggito dalla fattoria di Lim Chu Kang ed è rimasto a lungo latitante nonostante le imponenti ricerche.

QUI la notizia

Questa vicenda fa ricordare un altro toro, giunto non si è mai saputo come a Coney Island Park e lì vissuto badando a sè stess* per svariati anni. Questo toro (nella foto) è morto nel 2016 durante una sedazione per un controllo sanitario, sedazione alla quale il suo cuore anziano non ha retto. La sua misteriosa e solitaria esistenza ne aveva fatto una leggenda, un incontro da ricercare nei momenti di fuga dalla città per escursionisti e ciclisti che erano invitati a non cercarlo, a non disturbarlo con le fotografie e a non provocarlo. Era il padrone indiscusso dell’isoletta. La sua morte ha rattristato gli abitanti di Singapore che, in suo onore, avrebbero voluto cambiare il nome Coney Island in Cowney Island.

Qui la notizia


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La capacità di scelta di Tiger.

Malaysian Sabah District, North Borneo, marzo 2019

Questa è la storia di Tiger, un orfano di orango che fu trovato da cucciolo sulle rive del fiume Kinabatangan. Fu curato presso un centro di riabilitazione specifico di Sabah, in Malesia. Una volta adolescente si decise che era meglio lasciarlo andare nella foresta di Kabili che circondava la clinica nella speranza che si unisse a una banda di altri oranghi. Ma poche settimane dopo essere stato liberato, un uomo  corse al centro chiedendo loro di venire a prendere Tiger perché era stato trovato mentre cercava di salire sulla moto di un suo dipendente.

“Il guaio è che era abituato a stare vicino agli umani. Ma era anche diventato un grosso orango che poteva davvero far paura. Non potevamo semplicemente lasciarlo vagare per i villaggi con il rischio che potesse ferire accidentalmente qualcuno o che qualcuno potesse sparargli perché avevano paura di lui.”

Tiger  è stato allora  portato al centro dove è stato curato anche da un’infezione al torace. Quest’anno si è deciso di dargli “un’altra occasione” e tentare nuovamente di liberarlo..
È stato trasportato quindi in elicottero in una remota parte di Tabin, dove è improbabile che possa trovare altri contatti umani.
Sue, che ha preso parte all’operazione, ha dichiarato: “È stato un momento molto emozionante. Tiger ha dato un’ultima occhiata alle sue spalle, poi se ne è andato. Avevamo tutti le lacrime agli occhi. E’ stato con noi da quando lo abbiamo trovato da cucciolo, quindi è molto amato, ma sapevamo che per lui c’erano  migliori possibilità di sopravvivenza nella foresta e che doveva essere lasciato andare”.
Dopo la liberazione si è sentito Tiger lanciare  “lunghe chiamate” attraverso la foresta in cerca di un compagno.

La notizia non è stata diffusa subito in Malesia, racconta un  contatto che lavora in uno di questi ‘centri.
Non sappiamo neanche se ce la farà o se morirà di fame. Forse poteva essere lasciato prima nella foresta… Certo è che con tutte le sue vicissitudini poteva finire anche chiuso in una gabbia. In effetti la soglia tra una scelta diretta,  per es. una fuga dal mattatoio, da un camion etc. e questa situazione è molto diversa. Tiger, invaso dalle pratiche umane di soccorso,  fa i conti con una sorta di mezza “domesticazione”. Ma  la sua personalità è ben determinata, il suo carattere lo rende sia abituato ma anche timido nei confronti degli umani. Questa storia ci interpella sul  rapporto che per forza di cose si crea in una relazione tra specie diverse, un rapporto  che non sempre diventa osceno. Intorno a questo orango  si crea una situazione quasi di stallo (non gli hanno sparato appena l’hanno visto montare la moto ) come se fosse compreso da tutti  che, trattandosi di un  animale dalle indubbie capacità cognitive, fosse anche automatico per lui comportarsi come gli umani che gli stavano attorno.  Chissà, magari  se ne voleva invece proprio andar via… Difficile a dirsi. In ogni caso ha cercato di sperimentare, di divertirsi magari, pur essendo in una situazione quasi borderline che per certi versi  avrebbe invece potuto renderlo catatonico o ammaestrato. Chi lo ama e ha imparato a conoscerlo non l’ha “educato”,  gli è stato accanto aiutandolo, come in una relazione di supporto e amicizia.  Averlo liberato è stato un gesto intelligente e cooperativo.

E Tiger che si gira verso i suoi compagni umani per poi andare alla scoperta della libertà nella foresta, ha fatto la sua scelta. Sembra quasi di vederlo quello sguardo intenso …che ci scava dentro e ci fa fare il tifo per lui.

Laura

(fonte : www. www.advertiserandtimes.co.uk )

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Declamador, straziato e ferito, riesce a incornare il suo carnefice

Valencia, 18 marzo 2019

https://www.youtube.com/watch?time_continue=2&v=RBxOaciLzF8

La corrida, una delle tante tradizioni crudeli e violente di cui ci si vanta, va abolita. Punto.

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Betsy mucca libera

Alaska, marzo 2019

Agli abitanti di Anchorage, in Alaska, la storia di Betsy è nota dal giugno scorso, quando fuggì prima di un rodeo. Da allora lei è una mucca libera. Nessuno è più riuscito* a riprenderla, né coi cavalli, né coi droni, né col cibo. L’hanno sempre cercata invano nell’immenso Far North Bicentennial Park, alla periferia della città. Qualcun* ogni tanto riesce ad avvistarla e ne dà segnalazione al rassegnato ‘proprietario’ che ha manifestato l’intenzione di provare ad attirare Besty con altre mucche. La fotografia racconta di un fortuito incontro con lei che risale a dicembre.

L’articolo:https://nationalpost.com/news/world/its-a-cows-dream-cow-that-escaped-alaska-rodeo-and-vanished-into-national-park-still-on-the-run-six-months-later

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Un toro si ribella con furia alla beffa del macello Bio certificato.

Pegognaga (MN), 5 marzo 2019.

«È successo tutto in un attimo – ha detto visibilmente spaventato il titolare dell’allevamento delle Fattorie San Lorenzo – Dovevamo caricare quattro o cinque  tori da portare al macello. Stava procedendo tutto bene quando l’ultimo toro si è girato bruscamente e ha colpito con le corna l’operatore…».

Fattorie San Lorenzo, coltivazioni Bio, mangimi Bio,  carni Bio,  macello Bio di ultima generazione. Tutto certificato.

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Esce “Smontare la gabbia”, un libro con un contributo di Resistenza Animale

 

Siamo liet* di annunciare l’uscita di un libro che ha visto coinvolto il nostro Collettivo con un saggio intitolato “Corpi fuori luogo. Gli animali ribelli”, in cui facciamo un po’ il punto sulla resistenza animale da un punto di vista teorico e di attivismo (ma anche altri contributi del volume toccano questo tema a noi caro).

Potete preordinare il libro qui, finanziando contemporaneamente Lunacorre, casa famiglia per animali abbandonati.

Smontare la gabbia. Anticapitalismo e movimento di liberazione animale

A cura di N. Bertuzzi e M. Reggio

(Mimesis 2019, 171 pagine)

Il movimento di liberazione animale ha avuto in Italia particolare rilievo negli ultimi anni, a partire dalle campagne contro pellicce e vivisezione sviluppate nei primi anni 2000 da gruppi radicali di ispirazione anarchica ed ecologista. Il culmine di interesse pubblico si è avuto, più di recente, con le mobilitazioni contro l’allevamento Green Hill. Le prassi adottate da associazioni e gruppi animalisti hanno portato a un panorama difficile da “leggere”, in cui convivono dibattiti, strategie e pratiche inedite, spesso in conflitto fra loro. Questa raccolta di saggi si propone di fornire una panoramica su alcune nuove frontiere interpellando collettivi, gruppi, studios* e attivist* che partecipano alla ricerca teorica e alle iniziative di questa galassia estremamente eterogenea. Un testo volutamente situato e partigiano, ma attento a cogliere non solo il carattere specista delle società moderne (e dell’Italia contemporanea, in modo particolare) ma anche le criticità dello stesso movimento e delle sue numerose anime interne. L’approccio intersezionale che attraversa la raccolta di scritti si avvale delle esperienze di ricerca e attivismo che hanno saputo mettere in connessione, fra gli altri, Animal Studies, transfemminismo queer, istanze antirazziste e anticapitaliste, resistenza animale, sociologia dei movimenti per articolare un discorso antispecista schierato contro il qualunquismo di certo animalismo di destra o comunque “spoliticizzato”.

Buona lettura!

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