Non è un cartone animato

Una gabbia, la solita gabbia con dentro animali. Cani questa volta. Cosa c’è di più normale nel nostro mondo, nei nostri pensieri, nelle nostre fantasie, di una gabbia con dentro dei cani?

Se fosse solo per una gabbia con dentro dei beagle, nessuno si sarebbe mai fermato a cliccare su questo filmato. In realtà, il video sembra davvero particolare, perché mostra una vera e propria evasione. Un cane che non usa solo il suo corpo per dimostrare di non volere la prigionia, ma anche la sua intelligenza, la sua curiosità, la sua inventiva, la sua abilità.

Quando sei in una gabbia, quando qualcuno ti ci ha messo dentro, la situazione è studiata per non farti uscire. C’è una porta chiusa e tu non hai la possibilità di aprirla. Semplice. Fuori c’è il mondo e tu devi stare dentro, perché così hanno deciso. Non c’è nulla di più coercitivo. La gabbia si impone su di te, su tutta la tua vita, sui tuoi movimenti, ma anche sui tuoi desideri, sulle tue speranze. La rassegnazione è la reazione più ovvia perché la porta è chiusa, chiusa, chiusa. La rassegnazione t’investe e soffoca ogni opportunità. Il tempo e la logica stanno dalla parte di chi ti ha rinchiuso, di chi è più potente, perché tanto tu non puoi uscire, devi restare al tuo posto, quello che ti hanno assegnato loro.

Ma non sempre, non per tutti. Capita, e capita abbastanza spesso, che qualcuno non accetti questa logica, non si lasci investire dalla rassegnazione, resista all’imposizione. Questo beagle ci prova, esplora, cerca vie d’uscita che altri non vedono. E ne trova una! Difficile non fare il tifo per lui, non immedesimarsi, non sperare ardentemente che riesca finalmente a saltare fuori e correre via verso l’orizzonte infinito, finalmente libero.

Ma questo tifo, molto spesso, è viziato e colonizzato da una miriade di film d’animazione dove animali che parlano e agiscono come umani diventano protagonisti di avventure in cui tutto, alla fine, si rimette a posto. E allora è difficile che questo tifo vada un po’ più in là, difficile che riesca davvero a farci sentire dalla parte di un individuo che realmente sta disobbedendo, lottando, resistendo ad un’ingiustizia, ad una prevaricazione che ci riguarda tutti e tutte molto da vicino. Difficile che ci mostri la realtà di tutti quelli che ci provano, da sempre. Perché si tratta di una realtà tragica in cui questi tentativi falliscono regolarmente, in cui questi fuggitivi vengono quasi sempre braccati, abbattuti, oppure ripresi e rimessi in una gabbia, in un allevamento, in un macello, in un circo, ma anche in un centro di detenzione, in un manicomio, al di là del confine del benessere. Difficile ammettere ed accettare che stiamo tragicamente dalla parte dei cattivi, che abbiamo costruito un mondo fondato sulla gerarchia, sul dominio, sull’imposizione, sui muri, sulle gabbie.

Difficile, talmente difficile che oggi non riusciamo neppure ad immaginarne un altro di mondo, non riusciamo neppure ad abbandonare gli orribili privilegi del più forte. E quando dei cani riescono a saltare anche recinzioni alte due metri, non riusciamo a trovare nessun’altra soluzione se non una rete ancora più alta, una gabbia ancora più chiusa, un canile con ancora più box e più sbarre.

Ma forse è proprio questa la resistenza che dovremmo riconoscere, apprezzare e imparare dagli animali: quella che spinge a non rassegnarsi mai, a cercare sempre una via d’uscita, anche quando la nostra logica tremendamente umana ci farebbe pensare che è davvero impossibile.

Troglodita Tribe

 

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