L’orso chiamato dalle autorità M49, colui che, già catturato nel luglio dello scorso anno, in poche ore era evaso dalla sua prigione scavalcando un recinto considerato dagli esperti “a prova di orso” (ha scavalcato infatti una barriera di 4 metri e tre recinti tra i 7.000 e 9.000 volt), colui che ha resistito agli inseguimenti e agli appostamenti per mesi, percorrendo centinaia e centinaia di chilometri in totale solitudine e libertà, come un orso dovrebbe e vorrebbe fare, è stato di nuovo catturato pochi giorni fa, e di nuovo condotto alla prigione da cui era evaso: il Casteller, un centro di recupero per fauna selvatica gestito dall’Associazione Cacciatori Trentini.
Il recinto “a prova di orso” è stato sostituito da pannelli in plexiglass. L’Orso Resistente, a detta dei suoi carcerieri cacciatori, si sta abituando alla sua “casa”, è nutrito a dovere e “non dovrebbe sentire il bisogno di muoversi più di tanto” (peccato che, a titolo di esempio, sia in grado di percorrere in meno di un mese 100 km, come del resto ha fatto). Quasi che possano bastare pochi giorni e cibo in abbondanza per cancellare quel che egli è stato ed è: un ribelle, e un orso.
Su queste montagne, di orsi nei secoli scorsi ce n’erano a centinaia. Ma sono stati massacrati, fino all’estinzione. Il loro territorio distrutto dal disboscamento e dalla crescita dei pascoli e degli allevamenti. Negli anni Novanta di orsi non ne esistevano quasi più. Fu allora che venne ratificato il progetto Life Ursus, con il fine di implementare la biodiversità, reintrodurre gli orsi lungo l’arco alpino, riportare su questi monti la vita selvatica.
Peccato che gli animali selvatici abbiano la pessima abitudine di comportarsi di conseguenza. Non sono peluche, non sono gli animali depressi e tristi che vediamo negli zoo, resi inoffensivi dalla rassegnazione e dalle sbarre. Peccato che la montagna sia di per sé foriera di pericoli: ci sono i burroni, ci sono le vipere, i temporali improvvisi, gli insetti velenosi, i cinghiali, i lupi, gli orsi. La montagna non è un giardino zoologico, ove andare a provare il brivido del contatto con “la natura”, ma al sicuro dai pericoli della natura stessa. Che poi, l’Orso Resistente (per le autorità M49) è davvero così pericoloso? In un anno i suoi crimini sono stati: aver spaventato dei pastori appoggiandosi alla loro roulotte, essere entrato in qualche baita e malga vuote in cerca di cibo, aver ucciso, per mangiare, qualche decina di animali (animali lasciati incustoditi da chi ne piange la morte e reclama vendetta, oltre che i rimborsi regionali, e destinati comunque da costoro ad essere ammazzati da lì a poco).
I cacciatori umani (come quelli che ora lo tengono prigioniero), in una sola stagione (2019-2020) hanno ucciso quasi cento persone, e – si stima – qualcosa come 460 milioni di altri animali.
Per divertimento.
L’Orso Resistente, da parte sua, vuole solo vivere da orso, in quella che dovrebbe essere la sua terra, dove i suoi progenitori sono stati portati per ridare vita ad una natura depredata e depauperata.
Ed è lì che deve tornare. Ora.
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