Chi studia la resistenza animale sa che le tecniche di contenzione e di gestione degli animali negli allevamenti o negli zoo nascono e si sviluppano di continuo come risposta agli atti di ribellione dei prigionieri, in una rincorsa infinita: gli animali trovano sempre nuovi modi per eludere le forme di controllo, i “custodi” affinano le tecniche.
Rientra in questa dinamica la storia dell’orso Ben, di cui abbiamo parlato di recente, che ha tentato una prima fuga dallo zoo di Saint Louis sfondando una rete di acciaio. I carcerieri hanno risposto a questo tentativo modificando l’habitat per prevenire ulteriori evasioni, ma Ben è riuscito a uscire dalla gabbia una seconda volta.
La soluzione, di cui si apprende in questi giorni, è dunque il trasferimento in uno zoo di Brownsville, in Texas, che è dotato di un fossato.
Un altro elemento degno di interesse (e di rabbia) è il fatto che l’intelligenza rivelata da Ben sia essa stessa usata come elemento di propaganda per lo zoo. Una responsabile ha infatti dichiarato: “Abbiamo usato clip che resistono a una trazione da 450 libbre per tenerlo chiuso, oltre a un cavo da 1.800 libbre, e anche allora, è stato abbastanza intelligente da capire come eluderlo. Questo dimostra quanto siano incredibilmente intelligenti gli orsi andini, ma soprattutto Ben”. L’articolo che racconta la vicenda prosegue così: “il personale sarà triste di vederlo andare via, ma felice di sapere che si troverà in un ambiente sicuro dove poter vivere bene”. La responsabile dello zoo di Saint Louis commenta: “Spesso non pensiamo che gli animali abbiano una personalità, ma ogni singolo animale ha la sua personalità unica. Ben è così giocoso, è energico, il nostro team si è appena innamorato di lui”.
Il tutto si conclude con l’usuale panegirico sulla conservazione della specie in via di estinzione (gli orsi andini) che sopravvive grazie alla generosa opera degli zoo…