Un orso si ribella durante lo spettacolo. Storia di una dignità rubata

Karelia-Russia, 24 ottobre 2019

Per molto tempo il re degli animali del mondo occidentale non fu il leone, ma l’orso. Fu oggetto di timore e venerazione da parte degli uomini che lo riconobbero come un parente o un antenato a cui dedicare culti diversi.  Tanto potere e  fascino non poterono che scontrarsi con i timori e gli anatemi della chiesa.

“Una delle strategie usate dalla Chiesa per detronizzare l’orso fu quella di fargli perdere simbolicamente forza e superbia, presentandolo come un animale di cui l’uomo  non doveva aver paura e che poteva essere facilmente sconfitto. Non da qualsiasi uomo, è ovvio, non dai re, nè dai guerrieri o dai semplici cacciatori, bensì dall’uomo esemplare, l”uomo di Dio”, il modello perfetto della vita cristiana: il santo”. (p. 109)

“A partire dall’inizio del Duecento la regalità dell’orso era scomparsa. La belva non fu umiliata soltanto nelle agiografie della Chiesa, nelle favole e nei raccoti di animali, ma anche in altri testi letterari, nei proverbi, nelle immagini e anche nella vita quotidiana. Era ormai possibile vedere l’orso sulle piazze delle fiere e dei mercati, incatenato, il muso serrato da una museruola, mentre danzava o compiva qualche misera acrobazia, al seguito dei giullari e degli ammaestratori di animali, cui obbediva come una sorte di buffone triste e rassegnato. Il collare  e  la catena  non gli permettevano di fuggire, la museruola gli impediva di mordere, i cani non avevano più paura di lui e persino i bambini potevano andargli davanti per sfidarlo, toccarlo, ridere di lui … “(pagg.206-207)

“Sotto i tendoni dei grandi circhi itineranti gli orsi fecero la loro comparsa nella seconda metà del 1800. Orsi bruni ma anche orsi bianchi e orsi dal collare provenienti dall’Himalaya. Le belve feroci danzavano, facevano esercizi di giocoleria, stavano in equilibrio su una trave o una sfera, andavano in bicicletta o sull’altalena, fingevano di fare la boxe o di suonare la fisarmonica”(pag. 299)

“L’orso non è un animale come gli altri e l’orso di peluche di fine ottocento/inizio novecento, in tutte le sue varie reincarnazioni, è diverso da qualunque altro giocattolo. L’orso di peluche è il primo  oggetto che il bambino domina completamente, di cui può fare quello che vuole, portarlo dove gli pare, a scuola, all’ospedale, in vacanza. Può persino torturarlo o distruggerlo senza doverne rendere conto a nessuno (…) Di fatto gli uomini e gli orsi  sono sempre stati inseparabili e lo sono rimasti fino ad oggi. Al punto che, quando  nel luglio del 1969 Neil Amstrong e i suoi due compagni partirono alla volta della luna, erano accompagnati da un orso di peluche. (pagg. 307-308).

da L’orso. Storia di un re decaduto di Michel Pastoureau.

 

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