In una discarica della Georgia un allevatore ha buttato centinaia di uova considerate avariate, ma, per una strana coincidenza, proprio in quel periodo e in quel luogo, si sono verificate le condizioni perché si schiudessero permettendo la nascita di centinaia e centinaia di pulcini. I video disponibili in rete sono impressionanti, una massa gialla pigolante, vivace, festosa che corre in mezzo alla spazzatura manifestando la sua inequivocabile voglia di vivere. I pulcini, poi, sono usciti dalla discarica raggiungendo le porte della città di Marneuli, hanno invaso le strade e molti abitanti, sbalorditi e disorientati, hanno aperto le porte, hanno cercato di salvarli e molti sono stati adottati.
In quegli stessi giorni la nave Acquarius sostava in mare aperto perché il governo italiano non permetteva il suo approdo a Pozzallo. Una nave piena di gente che fugge, gente esausta, ferita, gente nata e cresciuta in mezzo alla povertà e all’ingiustizia, gente che cerca disperatamente di vivere, ma che deve fare i conti con le frontiere e i capricci razzisti di chi non permette la libera circolazione, di chi ha bisogno di un nemico su cui sfogare la sua frustrazione, di chi respinge tutto ciò che è diverso. Proprio in quella nave, mentre si discuteva e si battevano i pugni sul tavolo, è nato un bambino che si chiama Miracle. Sua madre è stata rinchiusa e torturata nelle carceri libiche, poi è riuscita a fuggire con il suo compagno, si è nascosta a casa di amici e poi si sono imbarcati tentando il tutto per tutto, tentando di raggiungere l’Europa. Il bambino è nato durante il viaggio, un piccolo miracolo laico di resistenza che, insieme al miracolo dei pulcini della Georgia, ci racconta una storia ben diversa rispetto ai tristi, freddi e squallidi venti di chiusura che tirano in questo periodo. La storia di chi vuole vivere a tutti i costi, anche se nasce in una discarica perché è un rifiuto, anche se si trova dalla parte sbagliata del mondo, anche in mezzo alle violenze, anche se mancano le condizioni più elementari per la sopravvivenza. E mentre l’intero pianeta celebra la nascita dei royal baby, dal mare arrivano navi cariche di altri bambini, i figli che non vuole nessuno, i figli dello sfruttamento e dei saccheggi, scarti di una lavorazione industriale sempre più fondata sul dominio, l’ignoranza, la chiusura e l’ingiustizia. Ma anche piccoli segni di resistenza e di speranza.
Troglodita Tribe