L’antispecismo come lotta solidale

Borgoricco (PD), 22 gennaio 2016

” … fino a non molto tempo fa, erano considerati incapaci di fornire delle vere e proprie risposte a ciò che influenzava e interferiva con le loro vite e quindi di ribellarsi o di opporre resistenza allo sfruttamento umano. Gli spedisti, infatti, hanno sempre trattato gli animali alla stregua di macchine istintuali funzionanti sulla base di attività riflesse. Anche i primi antispecisti però non hanno potuto cogliere il significato più profondo della rivolta e della resistenza animale dal momento che li hanno sempre visti come protagonisti passivi di quanto accade loro (…) Più recentemente, il sorgere ed il progressivo consolidarsi di un pensiero liberazionista che si è smarcato dal cripto-antropocentrismo e dal paternalismo del primo antispecismo, ha decisamente modificato il punto di vista con cui interpretare questi fenomeni, non più relegati nella sfera di un’aneddotica più o meno bizzarra comunque priva di significato sociale e politico, ma considerati come aspetti rilevanti per comprendere appieno la storia attraverso cui si è venuta strutturando l’attuale condizione di sfruttamento sistemico degli animali e per dare nuovo corso alla lotta per la liberazione.” M. Filippi e F. Trasatti, Crimini in tempo di pace, eleuthera, 2013

Un giovane manzo è riuscito a sfuggire alle mani degli operai che lo trascinavano al macello. Dopo una corsa disperata è stato ripreso.

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(Foto d’archivio)

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