Fonzaso (BL), settembre 2014
Mentre il rimorchio sul quale lo stavano trasportando transitava in un tunnel, un maiale è riuscito, o riuscita, a buttarsi giù. Uscito all’aperto, si è steso al centro della carreggiata. Forse ferito, sicuramente spaventato, ma, a quanto pare, deciso a non muoversi. C’è voluta un’azione di forza da parte dei vigili del fuoco per costringerlo a spostarsi e a salire su un nuovo mezzo che l’ha condotto all’allevamento al quale era destinato. Chi si è trovato nel traffico bloccato è stato costretto a questo insolito incontro. I camion di animali deportati da uno Stato all’altro o che fanno una tragica spola fra allevamenti e macelli col loro carico straziante di giovani vite da interrompere, di solito passano inosservati, complici orari appositamente studiati. Chi, vedendoli, coglie ingiustizia ed orrore, magari pensa ad una massa infelice, fatta moltiplicare proprio perché lo sterminio possa moltiplicarsi. Ma quella massa è fatta di singole paure, di dolore declinato al singolare. Su quei camion si ammassano singoli orrori e singole ingiustizie. Storie singole. Identici, ma irripetibili copioni.