Monreale (PA), 17 dicembre 2016
Illuminata dai fari di un’auto, “si aggira liberamente“. Come dovrebbe essere.
QUI l’articolo (monrealenews.it)
Monreale (PA), 17 dicembre 2016
Illuminata dai fari di un’auto, “si aggira liberamente“. Come dovrebbe essere.
QUI l’articolo (monrealenews.it)
Panama, febbraio 2013
Mare agitato? comandante inesperto? manovre sbagliate? … queste le spiegazioni che si sono cercate. Ma questo è il pesce con cui lotta il pescatore Santiago nel celebre romanzo di Hemingway “Il vecchio e il mare” e nel libro troviamo queste parole “Non mi è mai capitato un pesce così forte e che si sia comportato in modo così strano. Forse è troppo saggio (…) Potrebbe uccidermi se saltasse o se si mettesse a correre forte. Ma forse ha già abboccato molte volte e sa che la sua battaglia va combattuta in questo modo”.
Articolo QUI
(Fonte:www.dailymail.co.uk )
Storie di evasioni e di ribellioni. Moti di resistenza quasi sempre brevi ma che continuano a incrociarsi e a bloccare l’ininterrotto cigolio delle fabbriche di carne. Carne da mangiare, da addomesticare, da esibire.
Anche in Spagna dà loro solidarietà e spazio il blog Querer la libertad.
Leonia, con un passato terribile alle spalle, aveva deciso di non vivere più.
Molti animali possono sviluppare comportamenti equiparabili ad un suicidio attivo: persino gli scienziati non possono negarlo sebbene in molti casi si pretenda di accertare e misurare scientificamente la capacità degli animali di sviluppare una azione consapevole (sic).
Numerosi sono i casi in cui balene, delfini ed elefanti si lasciano morire.
Prigionia, addestramento coatto, separazione dal gruppo, sottrazione dei cuccioli dopo il parto sono solo alcune tra le esperienze traumatiche che possono condurre ad uno stato di impotenza e al desiderio di porre fine alla propria sofferenza.
Attimi intimi e irrimediabili che ci si ostina a negare relegando queste esperienze nel calderone delle casualità e delle singolarità, in una specie di sfera del fantastico che celebra la ricerca forzata di forme di devianza.
Spesso neppure di fronte all’evidenza si ha la decenza perlomeno di nutrire dubbi riguardo ad uno scetticismo nei confronti dei sentimenti degli altri animali e si ricorre ad una valutazione che contiene in sé una svalutazione e non si esce dal confronto con l’umano e dai manuali del DSM ( Diagnostic and Statistical Manual of mental disorders).
Nel nome della ricerca scientifica si compiono torture nei laboratori, come ad es. quella di infliggere scosse elettriche ai cani per testare le forme di difesa e fuga dallo stress ricevuto o quelle sulla deprivazione parentale nelle scimmie marmoset, o ancora le “prove” sui ratti o nelle grandi scimmie che ne attestino la capacità di essere generosi e di anteporre la salvezza del compagno alla soddisfazione del proprio piacere. E’ lunga la storia delle nefandezze ai danni degli animali.
Ma i delfini nei parchi acquatici smettono di respirare, i condor possono arrivare a lanciarsi contro le rocce, cani abusati trovano diverse forme per farla finita o comunque per evitare di riaffrontare una esperienza dolorosa, e molti sono i casi di automutilazione o morte per rifiuto del cibo, numerose le forme depressive tra gli animali negli allevamenti e tanti “autoabbandoni” anche tra i selvatici.
In un tipo di società che non considera in alcun modo gli animali se non come merce da sfruttare, anche affettivamente, non stupisce che si voglia in ogni modo negare l’evidenza di come gli animali si adoperino per resistere, inclusa la scelta di lasciarsi morire.
Libere riflessioni su questo articolo
(Fonte: www.eldiario.es)
Entramb* evas* dalla fabbrica della propria carne. In risposta ironia e incredulità. E la ricattura.
Pelham, New Hampshire, febbraio 2016
QUI l’articolo (boston.com)
Suffolk, Inghilterra, settembre 2016
QUI l’articolo (telegraph.co.uk)
New York, 2 dicembre 2016
A seguito della mania di allevare polli in cortile quando non sul terrazzo di casa, un quartiere del South Bronx si sta riempiendo di galline e galli senzatetto, abbandonati in strada da coloro che prima li fanno nascere e poi non sanno che farsene.
2 dicembre 2016 – Montereale Valcellina (PN)
Il Toro è scappato e ha lottato con tutte le sue forze per avere salva la vita.
Lo descrivono come “indiavolato”, noi possiamo solo immaginare il terrore che ha vissuto e quanto grande fosse il suo desiderio di vivere.
Ci raccontano che è stato “salvato”, ma parola più inappropriata non si poteva utilizzare dal momento che sulla sua testa pende ancora la condanna a morte.
Davanti a lui il macello. Volontà, sogni e desideri, quelli del Toro, negati da un’anestetizzante storiella a lieto fine. Il condannato è stato riacciuffato, questa è la tragica verità.
Leggi articolo
(Fonte: www.m.messaggeroveneto.gelocal.it )
Una gabbia, la solita gabbia con dentro animali. Cani questa volta. Cosa c’è di più normale nel nostro mondo, nei nostri pensieri, nelle nostre fantasie, di una gabbia con dentro dei cani?
Se fosse solo per una gabbia con dentro dei beagle, nessuno si sarebbe mai fermato a cliccare su questo filmato. In realtà, il video sembra davvero particolare, perché mostra una vera e propria evasione. Un cane che non usa solo il suo corpo per dimostrare di non volere la prigionia, ma anche la sua intelligenza, la sua curiosità, la sua inventiva, la sua abilità.
Quando sei in una gabbia, quando qualcuno ti ci ha messo dentro, la situazione è studiata per non farti uscire. C’è una porta chiusa e tu non hai la possibilità di aprirla. Semplice. Fuori c’è il mondo e tu devi stare dentro, perché così hanno deciso. Non c’è nulla di più coercitivo. La gabbia si impone su di te, su tutta la tua vita, sui tuoi movimenti, ma anche sui tuoi desideri, sulle tue speranze. La rassegnazione è la reazione più ovvia perché la porta è chiusa, chiusa, chiusa. La rassegnazione t’investe e soffoca ogni opportunità. Il tempo e la logica stanno dalla parte di chi ti ha rinchiuso, di chi è più potente, perché tanto tu non puoi uscire, devi restare al tuo posto, quello che ti hanno assegnato loro.
Ma non sempre, non per tutti. Capita, e capita abbastanza spesso, che qualcuno non accetti questa logica, non si lasci investire dalla rassegnazione, resista all’imposizione. Questo beagle ci prova, esplora, cerca vie d’uscita che altri non vedono. E ne trova una! Difficile non fare il tifo per lui, non immedesimarsi, non sperare ardentemente che riesca finalmente a saltare fuori e correre via verso l’orizzonte infinito, finalmente libero.
Ma questo tifo, molto spesso, è viziato e colonizzato da una miriade di film d’animazione dove animali che parlano e agiscono come umani diventano protagonisti di avventure in cui tutto, alla fine, si rimette a posto. E allora è difficile che questo tifo vada un po’ più in là, difficile che riesca davvero a farci sentire dalla parte di un individuo che realmente sta disobbedendo, lottando, resistendo ad un’ingiustizia, ad una prevaricazione che ci riguarda tutti e tutte molto da vicino. Difficile che ci mostri la realtà di tutti quelli che ci provano, da sempre. Perché si tratta di una realtà tragica in cui questi tentativi falliscono regolarmente, in cui questi fuggitivi vengono quasi sempre braccati, abbattuti, oppure ripresi e rimessi in una gabbia, in un allevamento, in un macello, in un circo, ma anche in un centro di detenzione, in un manicomio, al di là del confine del benessere. Difficile ammettere ed accettare che stiamo tragicamente dalla parte dei cattivi, che abbiamo costruito un mondo fondato sulla gerarchia, sul dominio, sull’imposizione, sui muri, sulle gabbie.
Difficile, talmente difficile che oggi non riusciamo neppure ad immaginarne un altro di mondo, non riusciamo neppure ad abbandonare gli orribili privilegi del più forte. E quando dei cani riescono a saltare anche recinzioni alte due metri, non riusciamo a trovare nessun’altra soluzione se non una rete ancora più alta, una gabbia ancora più chiusa, un canile con ancora più box e più sbarre.
Ma forse è proprio questa la resistenza che dovremmo riconoscere, apprezzare e imparare dagli animali: quella che spinge a non rassegnarsi mai, a cercare sempre una via d’uscita, anche quando la nostra logica tremendamente umana ci farebbe pensare che è davvero impossibile.
Troglodita Tribe
Cecina-Rosignano, 29 novembre 2016
Il cinghiale ha cercato di difendersi come ha potuto, contro 80 persone armate e i loro cani, ed è riuscito a ferire un cacciatore prima di essere ucciso.
La normalità della violenza delle battute al cinghiale (tanto amate in Toscana) è allucinante.
I cinghiali ci pongono delle grosse domande e la loro resistenza va supportata.
QUI l’articolo
(Fonte: www.iltirreno.gelocal.it)
Philadelphia, 22 novembre 2016
Mentre lo facevano scendere da un camion fermo davanti al macello, un toro ha caricato gli operai riuscendo ad evadere. La sua corsa sulla strada e poi in città, avvenuta come sempre fra lo stupore e l’incredulità di chi se l’è trovato davanti, è stata fermata da un guardacaccia che gli ha sparato.
“Normalmente si ritiene che gli animali siano incapaci di resistenza nei confronti de l'”Uomo”, che non siano in grado di rivoltarsi contro le condizioni di sfruttamento e oppressione a cui sono quotidianamente sottoposti. Certo, il nostro dominio è così ferreo che i loro atti di resistenza sono subito spenti e le loro rivolte represse. Ma gli animali, appena possono, anche quando le chance di successo sono infinitesimali o nulle, si ribellano: fuggono, incornano, mordono, impazziscono, digiunano, si mutilano, si suicidano, evadono, accarezzano, leccano, si fanno sfuggenti, elusivi, aprono vie di fuga intensive, si arrestano. Mettono in atto forme di ribellione che noi non capiamo o misinterpretiamo perché ci eludono, ci sfuggono, ci arrestano.” Massimo Filippi, Sento dunque sogno, Ortica, 2016, p. 71.
http://nbc4i.com/2016/11/22/runaway-bull-escapes-philadelphia-slaughterhouse/