Sull’occupazione del mattatoio di Torino – un’intervista

 

Intervista a Paola Canonico sull’occupazione del mattatoio di Torino

A cura di Resistenza Animale

 

Ciao, cominciamo dall’azione in sé. È stato difficile stare lì e resistere per diverse ore? Come ti sei sentita?

Sì, i mattatoi sono ovviamente luoghi orrendi. Già solo averli concepiti è una follia. Non era la prima volta ma non è mai facile: l’odore di sangue rappreso, le gabbie contenitive, gli strumenti usati per uccidere, i pungoli elettrici. I segni delle cornate lungo il corridoio della morte, a diverse altezze, da cui potevi dedurre l’età degli animali, le strisciate lungo i muri, le mattonelle rotte a testate. I macchinari sono già orrendi, ma i segni della resistenza animale sono ancora peggiori. E quando smetti di notare queste cose perché inizia l’azione e sei incatenata ad altr* compagn*, e realizzi che tutto avviene davanti agli animali che aspettano in coda, è ancora peggio. Il dolore e la rabbia sono disarmanti, in tutte quelle ore hai molto tempo per metterti nei loro panni, immaginarti vitello, maiale, e per comprendere fino in fondo tutta l’efferatezza che si consuma i quei luoghi. La fortuna è che non sei sola, la solidarietà tra persone di differenti nazionalità che non si conoscono e non si sono mai viste è stata commovente, chi era alla sua prima azione è stat* curat*, incoraggiat*, protett+ dai colpi. E posso dirlo senza timore di essere troppo melensa, quella notte siamo stat* la migliore versione di noi stess*, eravamo uman*. E non vedo l’ora di ritrovarl*.

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L’elefante denuncia

Napoli, 31 gennaio 2019

Un elefante evaso dal circo, con la sua presenza in strada ha fatto così scrivere sul Mattino:

«Ancora una volta è stato dimostrato come sono infelici gli animali nel vivere nei circhi. Appena possono fuggono. A questo povero elefante – dichiarano il consigliere regionale dei Verdi Francesco Emilio Borrelli e il commissario del Sole che Ride di San Giorgio a Cremano Salvatore Petrilli – non è parso vero di essere finalmente libero. Bisogna vietare i circhi con animali che sono una vera vergogna retaggio di un passato che non ha più motivo di essere. Far nascere e crescere animali che dovrebbero stare in ambienti totalmente diversi e spaziosi per fare soldi e per divertimento facendoli vivere una brutta vita in cattività è oramai inaccettabile. Abbiamo chiesto alla Asl di verificare urgentemente lo stato di salute di tutti gli animali del Circo e le norme di sicurezza e di verificarne anche la chiusura. Non solo l’elefante poteva farsi male ma correva il rischio di fare dei danni a cose o anche persone. Al Parlamento chiediamo di approvare in via definitiva la norma che preveda per i circhi che operano sul territorio italiano solo spettacoli senza animali».

Qui l’articolo (mattino.it)

 

 

 

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Un recinto al confine per fermare i cinghiali

 

 

Dal National Geographic:

“A Padborg, al confine tra Danimarca (sinistra) e Germania (destra), è stato allestito un recinto per impedire ai cinghiali di attraversare il confine. La misura è stata adottata nel tentativo di evitare la diffusione della febbre suina africana.”

Leggi l’articolo su NG

 

 

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“Mi chiamo Egon #2” a Milano il 2 febbraio

 

“Mi chiamo Egon #2”

Un posto nella storia: lezione performativa di “storia trans”

A Milano, 2 febbraio

Villa Vegan, via litta modignani 66

aperitivo ore 18

spettacolo ore 19

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Emù in fuga: “impossibile resistere alla tentazione di tirare fuori lo smartphone”…

 

“Impossibile resistere alla tentazione di tirare fuori lo smartphone”. Così commenta il giornalista del Notiziario in un articolo dell’11 gennaio su 2 emù fuggiti da una proprietà privata nella provincia di Milano.

Purtroppo i due protagonisti di quello che per molti è solo un divertente spettacolino sono stati presto catturati e riconsegnati al proprietario.

 

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Un elefante si ribella alla guida turistica che voleva ipnotizzarlo.

Yala National Park, Sri Lanka, 7 gennaio 2019

L’elefante ha chiaramente fatto capire come non ci sta a passare per fesso, ad accontentare l’uomo, a stare ai suoi giochetti narcisisti.

QUI video e notizia

(Fonte: www.newsflare.com)

 

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Pecore che del gregge non ne vogliono sapere

8 dicembre /2 gennaio 2019

Evviva le ‘pecorelle smarrite’! In entrambi i casi finite nel traffico, sono state ‘ricondotte all’ovile’.

QUI gli articoli

 

 

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Si libera e attacca una giovane dipendente dello zoo.

Conservators Center di Burlington (Nord Carolina), 31 dicembre 2018.

”Il modo in cui il leone è stato in grado di uscire dal recinto, che è stato trovato chiuso, rimane al momento sconosciuto.” 

E’ stato ucciso per consentire i soccorsi alla donna che è poi morta a poche ore dall’attacco.

Lo zoo, aperto nel 1999, detiene  21 specie diverse e oltre 80 animali, tra cui 14 tra leoni e tigri. Dal 2007 organizza tour per i visitatori, che sono oltre 16 mila l’anno.

Articolo

(www.fanpage.it )

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Breve storia triste di sette mucche novax.

Cavriana/Solferino (MN), 24 dicembre 2018

Sette mucche riescono a sottrarsi alle operazioni di vaccinazione e fuggono in direzioni diverse, complice la nebbia che ne impedisce la cattura immediata.

Nella giornata successiva alla fuga vengono individuate, addormentate, recuperate e riportate all’allevamento.

Articolo

(Fonte: www.vocedimantova.it)

 

 

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Antonia, scappata da un camion

Antonia, detta Big Antonia, è arrivata nel 2016 dentro ad una scatola di cartone. Quando l’ho conosciuta era piccoletta e spennacchiata, me l’hanno consegnata due delle ragazze che l’hanno aiutata a mettersi in salvo. 

Mi hanno raccontato che fanno parte di una squadra di rugby femminile e che il giorno precedente erano di ritorno da una trasferta. Mentre era ferme a fare una pausa in autogrill hanno notato la gallina fuggire da un camion che trasportava pollame. Rendendosi conto che da sola probabilmente non avrebbe avuto molte chance, si sono messe a placcarla e dopo un bel po’ di tempo sono riuscite ad acciuffarla.

E’ stato bello sentire il loro racconto e mi sono commossa perché le loro erano parole di solidarietà, non di pietà. Mi hanno dato coraggio. 

Raccontiamo sempre la storia di Antonia durante le visite guidate e ancora prima di conoscere il lavoro di Resistenza Animale (e forse ancora prima di realizzare completamente) sottolineavamo come lei avesse lottato con i mezzi a propria disposizione, riuscendo – anche grazie alla solidarietà dimostrata dalle ragazze – a mettersi in salvo. Insomma, credo sia una bellissima storia, quella di Antonia. A prescindere che sia finita qui o in un altro rifugio. 

Susanna di Ippoasi

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