La capacità di scelta di Tiger.

Malaysian Sabah District, North Borneo, marzo 2019

Questa è la storia di Tiger, un orfano di orango che fu trovato da cucciolo sulle rive del fiume Kinabatangan. Fu curato presso un centro di riabilitazione specifico di Sabah, in Malesia. Una volta adolescente si decise che era meglio lasciarlo andare nella foresta di Kabili che circondava la clinica nella speranza che si unisse a una banda di altri oranghi. Ma poche settimane dopo essere stato liberato, un uomo  corse al centro chiedendo loro di venire a prendere Tiger perché era stato trovato mentre cercava di salire sulla moto di un suo dipendente.

“Il guaio è che era abituato a stare vicino agli umani. Ma era anche diventato un grosso orango che poteva davvero far paura. Non potevamo semplicemente lasciarlo vagare per i villaggi con il rischio che potesse ferire accidentalmente qualcuno o che qualcuno potesse sparargli perché avevano paura di lui.”

Tiger  è stato allora  portato al centro dove è stato curato anche da un’infezione al torace. Quest’anno si è deciso di dargli “un’altra occasione” e tentare nuovamente di liberarlo..
È stato trasportato quindi in elicottero in una remota parte di Tabin, dove è improbabile che possa trovare altri contatti umani.
Sue, che ha preso parte all’operazione, ha dichiarato: “È stato un momento molto emozionante. Tiger ha dato un’ultima occhiata alle sue spalle, poi se ne è andato. Avevamo tutti le lacrime agli occhi. E’ stato con noi da quando lo abbiamo trovato da cucciolo, quindi è molto amato, ma sapevamo che per lui c’erano  migliori possibilità di sopravvivenza nella foresta e che doveva essere lasciato andare”.
Dopo la liberazione si è sentito Tiger lanciare  “lunghe chiamate” attraverso la foresta in cerca di un compagno.

La notizia non è stata diffusa subito in Malesia, racconta un  contatto che lavora in uno di questi ‘centri.
Non sappiamo neanche se ce la farà o se morirà di fame. Forse poteva essere lasciato prima nella foresta… Certo è che con tutte le sue vicissitudini poteva finire anche chiuso in una gabbia. In effetti la soglia tra una scelta diretta,  per es. una fuga dal mattatoio, da un camion etc. e questa situazione è molto diversa. Tiger, invaso dalle pratiche umane di soccorso,  fa i conti con una sorta di mezza “domesticazione”. Ma  la sua personalità è ben determinata, il suo carattere lo rende sia abituato ma anche timido nei confronti degli umani. Questa storia ci interpella sul  rapporto che per forza di cose si crea in una relazione tra specie diverse, un rapporto  che non sempre diventa osceno. Intorno a questo orango  si crea una situazione quasi di stallo (non gli hanno sparato appena l’hanno visto montare la moto ) come se fosse compreso da tutti  che, trattandosi di un  animale dalle indubbie capacità cognitive, fosse anche automatico per lui comportarsi come gli umani che gli stavano attorno.  Chissà, magari  se ne voleva invece proprio andar via… Difficile a dirsi. In ogni caso ha cercato di sperimentare, di divertirsi magari, pur essendo in una situazione quasi borderline che per certi versi  avrebbe invece potuto renderlo catatonico o ammaestrato. Chi lo ama e ha imparato a conoscerlo non l’ha “educato”,  gli è stato accanto aiutandolo, come in una relazione di supporto e amicizia.  Averlo liberato è stato un gesto intelligente e cooperativo.

E Tiger che si gira verso i suoi compagni umani per poi andare alla scoperta della libertà nella foresta, ha fatto la sua scelta. Sembra quasi di vederlo quello sguardo intenso …che ci scava dentro e ci fa fare il tifo per lui.

Laura

(fonte : www. www.advertiserandtimes.co.uk )

Questa voce è stata pubblicata in 1 - storie di rivolta, 6 - altri luoghi di detenzione e contrassegnata con , , . Contrassegna il permalink.