La lingua degli animali ribelli

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La lingua degli animali ribelli. La domanda non è «Possono parlare?» ma «Come parlano?»

di Massimo Filippi

(contributo pubblicato sul n. 25 della rivista Liberazioni, che ringraziamo per il permesso di pubblicazione)

 

Le parole stentano a dire quello che hanno lo scopo di negare.
(Georges Bataille)

 

1. Gli animali che cercano di evadere dagli spazi simbolici e materiali in cui sono rinchiusi hanno a che fare con l’evento. L’evento è ciò che appare all’improvviso, inaspettato e imprevedibile, ciò che altera il lineare corso del tempo, il “naturale” stato delle cose, la compartimentalizzazione disciplinare degli spazi. Gli animali che si rivoltano perturbano le enclosure e fanno delirare il tempo.
2. L’evento è anacronistico, mette in cortocircuito l’adesso con il giàstato, ridà corpo al passato reinterpretandolo alla luce del presente che non smette di avvenire. Il già-stato che ritorna negli eventi sovversivi sono i cascami della storia, le rovine, i rifiuti, le vite infami che sono durate meno di un istante perché immediatamente folgorate dalla luce accecante del potere. Gli animali-evento non preconizzano una trasformazione del tempo storico ma ne attuano la sospensione. Ogni rivolta animale, come tutte le rivolte, rievoca qui e ora la latenza del passato – dell’insalvabile – che, nonostante tutto, permane nel cuore del presente, sottraendosi alle lusinghe mendaci del futuro.

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